Nella stagione teatrale 2015-2016 l’omaggio della Grecia al Bardo è stato ricco di sperimentazioni. Ad esempio, ad Atene si è visto un Riccardo III (regia di Takis Tzamarghiàs) recitato da un’attrice; una scelta, quella del femminile, volta a coniugare la sete di potere a una torbida sensualità. Ma i veri protagonisti dell’anno Shakespeare sono stati i giovani. Il Teatro Statale della Grecia del Nord (Salonicco) ha promosso due produzioni interessanti: Romeo e Giulietta on the road, spettacolo di grande energia, musica, danza, video, inserzioni di poesia e riflessioni sul dramma dei profughi; Sogno di una notte di mezza estate, debutto della compagnia Thesis (neodiplomati della Scuola Drammatica del Teatro) che rilegge il capolavoro scespiriano con pochi ingredienti: elementi scenici ridotti al minimo, improvvisazione, maschere, pantomima, humour e interscambio di ruoli. Accolto con entusiasmo in tutta la Grecia, lo spettacolo è stato selezionato per il Festival del Teatro Classico di Almagro (Spagna, La Mancha), dove lo scorso anno aveva trionfato Romeo and Juliet for two (compagnia Idea), che continua anche durante questa edizione a mietere consensi.

Per quanto riguarda le presenze straniere, in primavera era giunto ad Atene il format forense Please, continue (Hamlet) di Yan Duyvendak e Roger Bernat (già in Italia, a Roma e poi a Milano lo scorso autunno, e in questi giorni a Venezia in occasione della Biennale Teatro): un Amleto contemporaneo, accusato di aver ucciso Polonio, viene ogni sera giudicato da alcuni spettatori tra il pubblico.

Fra gli ospiti del festival c’era grande attesa per il ritorno del lituano Oskaras Korsunovas dopo il grande successo invernale di Miranda, un lavoro ispirato alla Tempesta, che ha preso una coloritura greca. Un padre artista e la figlia invalida vivono reclusi in auto-esilio in un appartamento zeppo di libri, “isola” di civiltà da opporre al mondo esterno, schiacciato dal regime comunista, quando l’opera è rivolta al pubblico di Vilnius; oppresso dalla dittatura dei colonnelli degli anni ’70 quando il “nemico” è ateniese. Per sopravvivere e mantenere intatta la speranza nell’Uomo e nell’Arte, i due protagonisti recitano la Tempesta e “diventano” tutti i personaggi, in un gioco tra finzione e realtà che ha molto commosso.

In giugno gli spettatori sono accorsi numerosi alla sua versione definitiva di Hamlet (presentata in Italia alla Biennale Teatro 2015). Korsunovas ha spiegato: “La domanda cruciale a cui l’uomo contemporaneo deve rispondere non è il famoso ‘To be or not to be?’, ma ‘Chi sei?’. Dobbiamo prima guardarci dentro, fare auto-analisi, per capire il mondo che ci circonda” (“Efymerida ton Syntaktòn”, 24.06.2016). A tal proposito colpisce in modo particolare la scena iniziale, che non si apre sulle brume di Danimarca ma sui camerini di un teatro, dove gli attori seduti al tavolo del trucco interrogano la propria immagine allo specchio: “Chi sei?”, un sommesso mormorio che si leva fino a un urlo disperato. Il pubblico greco è sedotto dal gioco degli specchi, onnipresenti in scena, in un intreccio di rifrazioni, duplicazioni e riflessi.

Il festival di quest’anno sta riservando un’attenzione particolare anche ai giovani registi greci. Ricordo qui almeno due casi interessanti. Ioli Andreadi ha presentato in forma definitiva il suo spettacolo nato a Roma nel 2014, nell’ambito del progetto di collaborazione internazionale World Wide Lab, Young Lear, riscrittura sperimentale, che mette al centro il tema del rapporto fra generazioni. Quando i vecchi diventano deboli e smemorati, indifesi come bambini, i giovani sono costretti a maturare e a farsi carico delle responsabilità, ma quando possono dirsi davvero adulti? In un ospedale cinque fratelli sono riuniti per conoscere la sorte del padre, in sala operatoria fra la vita e la morte. Per spezzare l’ansia dell’attesa uno di loro propone un vecchio gioco d’infanzia: rifare il “re Lear”. Nel vortice dello scambio di ruoli, la realtà si innesta sul filo del testo originale: attraverso le parole dei personaggi del dramma, emergono verità scomode e difficili. La regista ha spiegato ricordando una scena del film Io e Annie: “I protagonisti Woody Allen e Diane Keaton conversano, e intanto nei sottotitoli leggiamo i loro veri pensieri; ecco, io sfrutto una tecnica simile: abbiamo un sotto-testo (la realtà contemporanea) e un sovra-testo (Shakespeare), pronunciati però entrambi” (“Athensvoice”, 14.07.16). La lingua del Bardo riesce così a vincere l’opacità dell’ipocrisia che spesso inquina le relazioni famigliari.

Christos Theodoridis (regista della compagnia Little Things Orchestra) si è lanciato in un progetto ambizioso: rappresentare per la prima volta in Grecia La strage di Parigi di Christopher Marlowe. Come è noto, si tratta del testo più anomalo del teatro elisabettiano, tanto che spesso viene considerato lacunoso e incompiuto: piuttosto breve, manca della suddivisione in atti, non ci sono monologhi, né esiste un nucleo drammatico e un finale risolutivo. Episodi conclusi in sé vengono giustapposti l’uno all’altro, in un’interminabile successione di personaggi e uccisioni, senza una luce di speranza. Il carattere rivoluzionario dell’opera sta però nella sua attenzione alla storia contemporanea: rappresentato nel 1593, il dramma tratta della terribile strage di San Bartolomeo (1572) da parte dei cattolici contro migliaia di ugonotti (protestanti francesi), e della lotta sanguinosa per la corona di Francia.

Le stragi di innocenti dei nostri giorni, mascherate da motivi religiosi, e la Grecia alla deriva, sono lo scenario adatto per riflettere sull’attualità di Marlowe. Theodoridis parla con profonda amarezza: “Marlowe ci mostra il lato mostruoso dell’uomo che, mettendosi al servizio dei potenti, perde ogni senso di misura e si vota all’orrore. Oggi il mondo intero è in ebollizione, non solo la Grecia: le difficoltà economiche portano alla luce gli istinti più selvaggi. E intanto il teatrino dei politici perde ogni contatto con la realtà” (intervista a Euronews, 14.07.2016). Per questo spettacolo crudo e sarcastico il regista ha operato dei tagli al testo, aggiungendo testimonianze storiche per chiarire l’intreccio. Interessante anche l’ideazione di una platea “alla rovescia”: il pubblico sta sulla scena, disposto a U; al centro, un tavolo attorno a cui si banchetta, si discute, si corre, si uccide, e il corridoio dell’azione si estende fino alle gradinate, in un continuo saliscendi. Gesti eccessivi, schematici, quasi grotteschi e una vena di sarcasmo amaro, rendono questo affaccendarsi in intrighi e pugnalate simile a un paesaggio di marionette. E il tempo di Elisabetta non sembra poi così lontano.

Gilda Tentorio

Hamlet
di Shakespeare
regia di Oskaras Korsunovas
Athens & Epidaurus Festival_ 25-26 giugno 2016

Young Lear
ispirato a Re Lear di Shakespeare
regia di Ioli Andreadi,
Athens & Epidaurus Festival_17-18 luglio 2016

La strage di Parigi
di Christopher Marlowe
regia di Christos Theodoridis
Athens & Epidaurus Festival_18-19 luglio 2016