di Samuel Beckett
diretto e interpretato da Teatrino Giullare

visto al Teatro i _ 11-12 gennaio 2012

Una partita a scacchi giocata a tavolino, in cui i personaggi sono le pedine e gli attori i due giocatori. Si svolge così il “Finale di Partita” di Teatrino Giullare, tornato nel capoluogo lombardo (aveva già calcato le scene milanesi nel 2007 nella stagione del CRT) in una bella retrospettiva che il Teatro i in apertura di 2012 ha dedicato al duo bolognese e al suo progetto “L’artificio in scena”. Un ciclo di spettacoli avviato nel 2005 e ancora di grande interesse, volti a indagare e reinventare quattro classici della letteratura teatrale del novecento: oltre al testo Beckettiano, “Alla meta” di Thomas Bernhard, “Lotta di negro e cani” di Bernard-Marie Koltès e “La stanza” di Harold Pinter.

In questo “allestimento da scacchiera per pedine e due giocatori”, la metafora della partita a scacchi diviene l’idea chiave che guida tutti movimenti e le azioni dei personaggi, in una danza di mosse, attacchi, difese, uscite di campo, pause e sospensioni, fino all’uscita di scena. Nei pupi-marionette che si muovano sulla scacchiera si riconoscono chiaramente i caratteri dei noti personaggi beckettiani: Hamm, padrone malato, cieco e sulla sedia a rotelle, che impartisce ordini con freddezza e sgarbo; Clov, servo incapace di sedersi, anch’egli sulla strada della cecità, che esegue svogliatamente gli ordini che gli vengono impartiti; Nagg e Nell, anziani genitori di Hamm, che vivono, ormai malati e senza gambe, chiusi in due bidoni della spazzatura. La scacchiera ricostituisce la scena in miniatura, quasi un teatro nel teatro, con caratteri minimali: le due finestre alte nella stanza, Hamm al centro, i bidoni in primo piano a sinistra. Per quanto visionaria e in qualche modo meta teatrale, la lettura di teatrino giullare è estremamente fedele all’originale beckettiano.

Lo spettacolo è un’applicazione dello studio sull’attore artificiale, i cui principi e caratteri fondamentali si ritrovano nelle marionette e nelle maschere degli allestimenti dei testi di Bernhard e Pinter: una ricerca che esplora la drammaturgia contemporanea interpretandola con mezzi non umani, e tramite filtri tenta di estrarre la natura più intima ed essenziale dei testi portati in scena. In questa chiave di lettura già di per sé interessante, giocano a favore dello spettacolo la bravura e la grande espressività degli attori-giocatori, resi personaggi neutri dalle maschere che indossano (realizzate dai Fratelli De Marchi). Vale la pena sottolineare la semplicità e la poetica bellezza delle pedine-personaggi e della scena-scacchiera, disegnate e realizzate in legno e argilla artificiale da Cikuska, illustratrice e scenografa con una collaborazione ormai consolidata con Teatrino Giullare.

Bozzetti e schizzi delle scene, materiali affascinanti e troppo spesso dimenticati, sono raccolti insieme ad alcuni testi e fotografie nel bel libro GIOCANDO FINALE DI PARTITA visioni sull’allestimento da scacchiera del dramma di Samuel Beckett (Titivillus, 2006). Per chi si è perso lo spettacolo, un bel modo per fingersi spettatori e penetrare nella sua dimensione onirica e poetica.

Francesca Serrazanetti