Giunto alla sua quarta annualità, il festival FU ME (19 – 23 luglio) torna ad abitare gli spazi diffusi della città con un programma multidisciplinare e solidamente agganciato al contemporaneo. Questa edizione, dal titolo Umana natura, prova a dare una risposta al drammatico interrogativo che alimenta il dibattito contemporaneo (quasi) ad ogni latitudine: «quale rapporto possiamo/dobbiamo ristabilire con la natura?».
Cesenate di nascita, il direttore artistico Michele Di Giacomo della compagnia Alchemico Tre offre alla sua terra recentemente ferita un fertile terreno di incontro e scambio, attraverso drammaturgie di artiste e artisti contemporanei accomunati dall’urgenza di problematizzare un tema tanto rilevante quanto spesso trattato con sprezzo o retorica. E fa effetto immaginare come le linee teoriche del festival siano state superate e risemantizzate dall’emergenza concretissima della recente alluvione: «siamo ancora in tempo per le domande?», si chiede ora Alchemico Tre.
Crisi climatica ed eco-ansia – espressioni divenute tristemente familiari negli ultimi anni – dovrebbero indurre ad azioni decise e istantanee: FU ME adotta dunque comportamenti virtuosi all’insegna della sostenibilità ambientale, installando casette dell’acqua a cui attingere gratuitamente, incentivando l’uso di bicchieri riutilizzabili e organizzando navette per favorire gli spostamenti condivisi. Ma, come ha ricordato in un recente intervento su Altre Velocità Alex Giuzio, «il ruolo ecologista più incisivo che il teatro può avere non è tanto nelle pratiche di cui sopra, bensì nei contenuti»: l’obiettivo, cioè, è che il teatro divenga collettore e diffusore di idee, che alimenti il dibattito e, perché no, stimoli una presa di posizione.
Va sicuramente in questa direzione Mulinobianco. Back to the Green Future di Babilonia Teatri, che inchioda gli spettatori alla riflessione attraverso raffiche di domande, talvolta provocatorie: «L’ecologia è snob? È radical chic? [..] Ognuno deve fare la sua parte, vorresti sapere qual è la tua?». Ad interrogare il pubblico sono i piccoli Ettore e Orlando (figli di Enrico Castellani e Valeria Raimondi) che richiamano alle responsabilità verso il pianeta mentre, a poco a poco, ci trasportano in un futuro in cui la natura si è riappropriata dei suoi spazi. Le descrizioni dei nuovi habitat sembrano parodiare il celebre successo di Adriano Celentano, Il ragazzo della via Gluck: «qui c’era una discarica, ora c’è un’oasi di pace». Tutto risolto, quindi? L’ironia sottesa nega ogni intento consolatorio quando i bambini, privati di comfort e tecnologie, affermano «se questo è il paradiso terrestre, ridatemi l’inferno», scagliandoci addosso le contraddizioni dentro cui siamo ormai abituati a vivere.
La natura è per l’uomo madre e matrigna, antitesi di leopardiana memoria: non è un caso che il poeta recanatese sia continuamente citato o alluso in INSIDE ME | Dialoghi fallimentari con la natura della compagnia bolognese (S)blocco5. La performance site-specific nasce durante il periodo pandemico, quando il lockdown ha costretto a rivalutare la centralità dell’ambiente nelle nostre vite; risulta molto coerente in questa prospettiva la scelta di munire gli spettatori di cuffie wireless che consentono di recuperare la dimensione di isolamento per favorire un processo introspettivo. E il dialogo con la natura? Il fallimento preannunciato dal titolo non lascia margine di dubbio sull’esito del confronto tra due forze impari.
Una vena pessimistica, seppur opportunamente stemperata dall’ironia, attraversa anche L’estinzione della razza umana, spettacolo in cui Emanuele Aldrovandi – che cura drammaturgia e regia – ripercorre le psicosi vissute negli anni del Covid per scavare nelle pulsioni umane e tratteggiare il perenne contrasto tra raziocinio e istinto, tra emozione e ragionamento che finisce immancabilmente per compromettere le nostre scelte.
La pandemia, l’aumento degli eventi climatici estremi e la mutata sensibilità mediatica nei confronti della questione ambientale dettano sentimenti di ansia e inquietudine che permeano anche le visioni artistiche; ma non manca lo spazio per la speranza (forse utopia?) di una pacificazione.
Il mondo altrove: una storia notturna prova, infatti, a trasportarci in una dimensione sognante. Nicola Galli indossa una maschera che lo connota come performer-sacerdote e dà vita a una sorta di rito di conciliazione con lo spazio in cui si muove sinuosamente dentro e fuori dal cerchio di foglie allestito sul prato del Chiostro delle Palme. È lo stesso luogo scelto come punto di partenza per Botanica Queer. Percorso nel lato drag della Natura, la passeggiata attraverso cui Ulisse Romanò della compagnia Nina’s Drag Queens spiega con piglio divulgativo le caratteristiche del mondo vegetale, un regno di cui si sottolinea tutto il potenziale rivoluzionario: sgargiante, esibizionista, lontano dal binarismo sessuale e da ogni organizzazione gerarchica. Mentre Romanò, nei panni (ovviamente variopinti) della queer Demetra, ne celebra la capacità di adattamento, contaminazione e cooperazione, iniziamo ad accogliere nuovi punti di vista e a guardare con più attenzione a un possibile modello di alterità.
Di germogli e pratiche ecologiche di resistenza il festival si è occupato anche da un altro versante, quello schiettamente artistico e produttivo: in occasione della tappa cesenate del progetto Costellazione – giovani connessioni creative ideato e coordinato dall’associazione GA/ER (Giovani Artisti Emilia Romagna), Alchemico Tre ha curato – in collaborazione con Altre Velocità – un momento di incontro tra artisti/e, compagnie under 35 e alcuni dei principali operatori teatrali del territorio, con l’obiettivo di individuare esempi virtuosi e criticità sia nel sistema teatro sia nella relazione con enti di produzione, distribuzione e mercato. Germogli, il teatro che cresce ha dunque ricordato ai presenti la necessità di tenere alta l’attenzione su chi ha da poco iniziato a fare teatro e cerca disperatamente una forma personale per occupare uno spazio all’interno del sistema spettacolo. Una necessaria ibridazione delle figure professionali, una maggiore orizzontalità nelle strutture di compagnia, la capacità di attirare fondi in un quadro che sembra non prevederli: questo l’identikit di una generazione che ha trovato le forze per r-esistere. Compagnie del territorio (Parini Secondo, Spazio A, Studio Doiz e Kepler 452 solo per citarne alcune), operatori del settore (Fabio Biondi, Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino e Marcella Nonn, Ravenna Teatro e co-fondatrice del Teatro delle Albe) si sono confrontati alla pari per nuovi stimoli e nuove idee di futuro. Un dialogo, quello tra generazioni, che è vitale per la sopravvivenza di un ecosistema stanco ma dove ancora, nelle spaccature del cemento, qualcosa continua a germogliare.
Nadia Brigandì, Ivan Colombo
in copertina: Nina’s Drag Queens, Botanica Queer. Percorso nel lato drag della Natura, foto di Chiara Pavolucci
IL MONDO ALTROVE: UNA STORIA NOTTURNA
di e con Nicola Galli
concept, coreografia e danza Nicola Galli
produzione TIR Danza, stereopsis
co-produzione Marche Teatro / Inteatro Festival, Oriente Occidente
BOTANICA QUEER. PERCORSO NEL LATO DRAG DELLA NATURA
di Nina’s Drag Queens
scritto, diretto e interpretato da Ulisse Romanò
costumi Rosa Mariotti
illustrazioni Maddalena Oppici
MULINOBIANCO. BACK TO THE GREEN FUTURE
di Enrico Castellani e Valeria Raimondi / Babilonia Teatri
con Ettore Castellani e Orlando Castellani
e con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Luca Scotton
luci, audio, direttore di scena Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale
con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna
INSIDE ME. DIALOGHI FALLIMENTARI CON LA NATURA
di (S)blocco5
regia e drammaturgia Ivonne Capece
performer e voice-over Laura Palmieri
concept visivo Micol Vighi
L’ESTINZIONE DELLA RAZZA UMANA
testo e regia Emanuele Aldrovandi
con Giusto Cucchiarini, Eleonora Giovanardi, Luca Mammoli, Silvia Valsesia, Riccardo Vicardi
con la partecipazione vocale di Elio De Capitani
scene Francesco Fassone
luci Luca Serafini
costumi Costanza Maramotti
maschera Alessandra Faienza
musiche Riccardo Tesorini
aiuto regia Giorgio Franchi
foto Luigi De Palma
produzione Associazione Teatrale Autori Vivi, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
in collaborazione con La Corte Ospitale Centro di Residenza Emilia-Romagna
testo vincitore Eurodram 2022