Troppo spesso assuefatti dall’idea che la vita valga la pena di essere vissuta solo in coppia, succede di buttarsi a capofitto in relazioni che si rivelano sbagliate, anche fino al punto di non ritorno. Esiste poi chi rifiuta categoricamente questo pensiero e impara a bastarsi. Capita spesso che questi ultimi, anche se forti delle proprie certezze, trovino l’amore e decidano di moltiplicarlo. Ma – è superfluo dirlo, l’universo è complesso – non sempre funziona in questo modo: alcuni individui, per molteplici cause e imponderabili ipotesi, decidono di non avere figli. La nuova generazione si ritrova a cavallo fra modi di pensare e di vedere completamente diversi, costretta a inventare soluzioni creative per sopravvivere al futuro, affrontare paure e concretizzare desideri incompresi, ma anche per riflettere sui processi di cambiamento della società ed evidenziarne le storture. Sul palco del FringeMI di Cascina Cuccagna ci sono Dalila e Umberto: trentenni, insieme in una relazione consolidata fino a poco tempo prima; i ripercorrono le tappe che hanno segnato la fine della loro storia d’amore in DUE – Canto di balene per pinguini soli, spettacolo finalista del Premio Scenario 2023. La voce angosciata di Umberto, interpretato da Mattia Lauro, accoglie gli spettatori. In piedi, di fronte alla platea che lo scruta imperturbabile, mette in fila una dopo l’altra frasi confuse dalle quali è possibile capire solo che avrebbe preferito non trovarsi a quello strano appuntamento in cui ha conosciuto la sua ex-compagna. Due sedie appoggiate sullo sfondo di cemento, una porta di legno sul lato e due grandi fari puntati al centro. Finalmente arriva Dalila: Claudia Nicolazzo piomba sulla scena trafelata per il ritardo, come se stesse improvvisando. Entrambi indossano una t-shirt verde petrolio, jeans e ai piedi calzano un paio di Birkenstock, quasi a sottolineare lo spirito affine tra i due protagonisti. Di lì a poco, la sala viene travolta da un uragano emotivo fatto di nostalgia e frustrazioni, con ironia mista a sarcasmo si racconta una relazione che nonostante gli screzi sembrava perfetta, e invece è finita. Se il pluripremiato Kramer vs. Kramer del 1979 mostra un dramma giudiziario senza esclusione di colpi il cui il motivo della diatriba è l’affido del figlio, e Noah Baumbach nelle scene di Marriage Story narra di una terapia di coppia finita male, in DUE il pubblico serve da tacito analista nel lucido ma fragile confronto tra Umberto e Dalila, che di bambini non ne vogliono, o meglio non ne possono avere. Una pratica che svela il senso di inadeguatezza dei giovani, ma soprattutto la profonda riflessione e le difficoltà che si celano dietro la scelta di diventare genitori. In una soluzione di continuità tra spazio presente e tempo passato, la messinscena si compone di una retorica attuale, di dialoghi vivi e coerenti che catalizzano l’attenzione dello spettatore fino all’ultima battuta. I due procedono cautamente nell’analisi della precedente vita vissuta insieme e come di fronte a un VHS riavvolgono la cassetta al minuto opportuno: il viaggio in treno di ritorno da Genova, dove erano andati per vedere le balene, in cui nel sentire l’incessante pianto di un neonato si erano ripromessi, per l’ennesima volta, che loro di bambini non ne avrebbero mai avuti; o ancora il ricordo del primo fortuito incontro al museo, quando davanti agli scheletri di dinosauro, oppure sulla teca dei pinguini, giocavano a scegliere i loro possibili nomi. Il tema dell’istinto genitoriale carezza ininterrottamente tutta la conversazione, rinnovandosi nell’angoscia climatica aggravata dall’idea di generare una creatura in un mondo sovrappopolato. Poi cambiano idea, Umberto si convince e cambiare idea, ancora inconsapevole della sterilità di lei, che invece da anni abita la menzogna e il senso di colpa di non condividere la situazione col fidanzato. Una sospensione di rancore, incredulità e rimorso penetra le pieghe del loro equilibrio, e perdura fino al giorno in cui si incontrano di nuovo sulla scena, smarriti e indifesi, per riavvolgere il nastro e cercare di ricostruire il loro amore lì da dove l’avevano lasciato.
Alessia Vitalone
in copertina: foto di Davide Aiello
DUE – CANTO DI BALENE PER PINGUINI SOLI
con Mattia Lauro e Claudia Nicolazzo
drammaturgia Mattia Lauro
disegno luci Luca Giacomini
regia Greta Bendinelli e Mattia Lauro
si ringrazia per il supporto la STAP Brancaccio
spettacolo finalista del Premio Scenario 2023
Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2024