EVROS WALK WATER
di Daniel Wetzel
nell’ambito di Festival Schlossmediale_ Werdenberg, 28-31 maggio 2015
Dal 2012 il vivace festival Schlossmediale richiama artisti e compositori di fama internazionale nella cittadina di Werdenberg (Cantone di San Gallo, Svizzera nord-orientale). L’efficace assonanza del titolo gioca sul fatto che il Castello medievale (Schloss) diventa crocevia di dialogo per diverse modalità di creazione artistica (cross-media): mostre fotografiche, concerti, performances, workshop, video-arte, installazioni spaziali e sonore. L’idea del festival ruota intorno al concetto di Randerscheinung, ossia “mostrare i margini”: l’ambizione è di rendere Werdenberg, periferia culturale e luogo ai margini per eccellenza (natura/città, antico/moderno, Svizzera/Europa) un centro propositivo per intendere questa marginalità come un osservatorio indipendente, vivace e soprattutto portatore di nuove prospettive.
Quest’anno il focus-artista è dedicato a Daniel Wetzel del collettivo Rimini Protokoll, che firma appositamente per il festival un nuovo progetto dedicato alla Grecia. Non è la prima volta che l’artista si occupa del vivace panorama teatrale del Paese: dopo l’esperienza di Prometheus in Athens (qui l’articolo su Stratagemmi) abbiamo segnalato di recente anche la sua collaborazione all’interno di X Apartments-Athens.
“Mostrare i margini” per Wetzel diventa una riflessione sulla dolorosa attualità dei migranti e sui concetti di confine, frontiera e identità: l’indagine è portata avanti grazie alle testimonianze di giovanissimi “Esperti”, ragazzi fra gli 11 e i 17 anni, giunti in Grecia da Africa, Asia ed Estremo Oriente. Fuggiti agli orrori di guerre e povertà, hanno affrontato a piedi, spesso da soli, viaggi lunghi e pericolosi, finendo non di rado nelle mani di trafficanti senza scrupoli. Il fiume Evros, che segna il confine fra Grecia e Turchia, strettamente controllato dalla polizia, è stato per loro l’ultimo terribile “muro” da valicare. Risiedono ora ad Atene, presso il Centro Assistenza minori migranti e per ragioni di assurda burocrazia non possono lasciare il Paese né raggiungere eventuali parenti in Europa. Varcate innumerevoli frontiere, si trovano ora prigionieri, in una situazione di stallo, ai margini del mondo ‘normale’.
Quale strategia comunicativa ha pensato Wetzel per trasformarli in “Esperti”, secondo le modalità dei Rimini Protokoll? Ha mostrato loro da youtube Water Walk del compositore americano John Cage, che prese parte con questa performance a uno show televisivo del 1960. (Segnaliamo una curiosità: nel 1959 Cage aveva partecipato al quiz “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno in qualità di micologo e contestualmente aveva presentato al pubblico italiano proprio questa composizione).
Il brano è un esempio di “musica concreta”, realizzata sul pentagramma di suoni e rumori emessi da oggetti della quotidianità, in questo caso tutti legati all’acqua: annaffiatoio, cubetti di ghiaccio, vasca, pentola a pressione…
L’esperimento musicale di Cage costituisce la linea-guida per la performance di Wetzel, l’ispirazione per trovare un’analoga partitura di oggetti-suoni che illustrino le storie dei giovani migranti intorno al luogo-simbolo del fiume Evros: ecco infatti un canotto, un remo, un fucile.
La scena è piena di oggetti, ma vuota di attori, perché i protagonisti non hanno il permesso di viaggiare: il pubblico ascolta in cuffia le loro voci registrate (ricordi, sogni, quotidianità) e riceve le istruzioni per far risuonare oggetti e storie. I ragazzi si scusano: “Vorremmo suonare per voi”, rivelano al pubblico, “ma abbiamo il divieto di attraversare l’Europa, dovrete farlo voi”. La musica quindi stabilisce il contatto a distanza, una partitura d’acqua e di dolore all’insegna della crossmedialità, condivisa attraverso il filo dell’arte, unica capace di valicare muri e frontiere.
Il risultato è – così nelle parole di Wetzel – una sorta di “audio-lettera polifonica con istruzioni”, oppure un’installazione che richiede un pubblico attivo e “recitante”, o ancora una “orchestra suonata dallo spettatore”: senz’altro un interessante ibrido di forme e prospettive, a cui è molto difficile applicare rassicuranti etichette.
Gilda Tentorio