La valorizzazione del circo contemporaneo è l’obiettivo-guida del lavoro realizzato in questi anni da Quattrox4, associazione nata nel 2011 per promuovere la pratica e la visione dell’arte circense nella sua ibridazione con la danza contemporanea e le arti performative. Uno dei risultati più interessanti delle attività svolte da Quattrox4 è rappresentato da Fuori Asse Focus – AI CONFINI DEL CIRCO, ospitato quest’anno da Triennale Milano Teatro (21-23 gennaio 2022) e giunto ormai alla sua quinta edizione. Questo festival offre al pubblico milanese la possibilità di conoscere alcuni dei protagonisti e delle linee di ricerca che caratterizzano attualmente la realtà circense contemporanea.
Gretel di Clara Storti è uno degli spettacoli presentati nella rassegna di quest’anno, composta unicamente da assoli di artisti italiani. Cosa rende un luogo degno dell’appellativo “casa”? Come definire i limiti e le forme dello spazio che scegliamo di abitare? Sono questi gli interrogativi celati dietro la ricerca compiuta dalla piccola Gretel, interpretata dalla stessa Storti.
Movimenti estremamente curati contraddistinguono la relazione che la protagonista instaura con gli oggetti di scena: anche le azioni più semplici, come versare del tè in una tazzina o spazzare il pavimento, non si realizzano in modo lineare, ma attraverso gesti articolati, extraquotidiani e antieconomici. La movenza calcolata di Clara Storti non si riduce però a un’interazione meccanica: tutto viene eseguito con assoluta leggerezza e apparente semplicità, proprio come se si trattasse della naturale gestualità di una bambina. Suscitano tuttavia ilarità le dinamiche in cui si manifesta l’interazione tra oggetto e performer, caratterizzata dalla sovrapposizione tra genuinità ed esecuzione precisa del gesto: persino la scelta del cucchiaino più adatto non si realizza in modo scontato, ma attraverso un articolato percorso a ostacoli da superare per poter raggiungere l’utensile tanto desiderato. Molti props non assolvono solo alla loro funzione primaria e più ovvia: un rasoio elettrico può essere usato anche, all’occasione, come un piccolo ma funzionale aspirapolvere portatile, da riporre nella borsetta. Gli oggetti che abitano il palcoscenico prendono vita nelle mani dell’artista, come accade per Fritz: una piuma munita di becco si trasforma in un compagno fedele di tante avventure casalinghe.
Pannelli e bastoni di legno, posti in equilibrio precario, sono gli elementi che costituiscono la casa di Gretel e che ne delimitano i confini: una mossa sbadata o un attimo di distrazione sono sufficienti a distruggere tutta la struttura, disposta in precedenza con grande accuratezza e attenzione. L’improvviso arrivo di un violento temporale vanifica ogni tentativo realizzato per mantenere più a lungo possibile la stabilità: fa crollare gli elementi costitutivi dello spazio domestico e sconvolge l’ordine e l’armonia presenti nella casetta, trasformando l’allegra spensieratezza della bambina in una profonda e subitanea malinconia. La performer riesce a creare un legame empatico con lo spettatore, il quale non può che essere toccato dalla tristezza che inaspettatamente avvolge la scena e, di conseguenza, anche la platea. Gretel, scoraggiata, raccoglie con gesti carichi di cura e tenerezza i resti di ciò che fino a un momento prima aveva chiamato “casa” e li ripone su un carretto di legno. La performer posiziona alcuni di questi oggetti, i più cari, in precario equilibrio sopra la propria testa: Clara Storti con estrema abilità li porta con sé, alla ricerca di un nuovo luogo dove poter ritrovare la tranquillità perduta, mentre dissemina lungo il tragitto i ben noti sassolini bianchi che le permetteranno di non perdersi. Durante il cammino nel bosco, l’incontro con una mosca fa nascere un’inaspettata gag: la performer, tra danza e clownerie, cerca di afferrarla e catturarla in una lotta vana, ricordando immediatamente l’iconico lazzo dell’Arlecchino di Strehler.
E tuttavia l’improvvisa scomparsa del carretto sembra nuovamente minare la serenità di Gretel, quando a un tratto dall’alto viene calata una corda, sulla cui cima si trova una casetta d’oro stilizzata, immagine di una nuova possibilità di stabilità. La speranza e la gioia animano nuovamente il corpo di Gretel, che decide di raggiungere a ogni costo la dimora apparsa dal nulla.
Clara Storti simula efficacemente i continui, fallimentari tentativi di raggiungimento della cima: la sua pratica della corda aerea lascia il pubblico col fiato sospeso, in un alternarsi tra finte cadute e parziali successi. Quando finalmente la struttura d’oro è raggiunta, dopo poco anch’essa si distrugge. Ma questa volta Gretel però non si scoraggia: la vicinanza dei suoi cari oggetti animati, piccoli assurdi coinquilini, le basta per trovare un equilibrio, fisico ed emotivo, in un luogo che può finalmente chiamare “casa”.
Alice Strazzi
foto di copertina: Alessandro Villa
GRETEL
autrice e interprete Clara Storti
scenografia e attrezzeria Maddalena Oppici e Clara Storti
light designer Luca Carbone
costumi Rosa Mariotti
sound designer Andrea Ferrario
sguardo esterno Nadia Milani e Ulisse Romanò
aiuto alla creazione Gaia Vimercati
direttore di produzione Filippo Malerba
produzione Quattrox4
con il sostegno di RSGT/FLIC – Residenza Surreale, Moncirco/Magdaclan, Dinamico Festival, Circo all’inCirca, Fabbrica C – Puntata Zero, Spiazzo_circo fuori dal vaso
visto a Triennale Milano Teatro, gennaio 2022