Gymnopedies/Henri Michaux: Mouvements
COMPAGNIE MARIE CHOUINARD

La sala è buia, solo gli estremi del palco sono illuminati. Da un lato, un pianoforte che aspetta di essere suonato. Dall’altro, nove crisalidi avvolte in teli grigi che aspettano di essere chiamate alla vita. Una ballerina avanza verso la luce arancione del riflettore e inizia a suonare. Come per incanto dai teli emergono corpi nudi che, a due a due, scompaiono mano nella mano dietro il fondale. La coppia è il tema dominante delle Gymnopedies: i ballerini si confrontano in una danza che ricorda quella di accoppiamento di certi animali: a volte dolce e aggraziata, a volte scomposta ed erotica. Vesti minime e trasparenti mostrano tutta la specifica bellezza di ciascun corpo. Ma a un certo punto compare un elemento inatteso, quasi stonato nell’atmosfera sensuale appena creata. I ballerini si presentano con un naso rosso, diventano matti e birbanti pagliacci che ridono dell’amore pur essendo amanti essi stessi. La Chouinard in questa coreografia esplora tutti i lati del sentimento amoroso: quello giocoso e pazzo, basato solo sul piacere, quello dolce e sensuale, quello mai raggiunto, colto con due volti vicini fermi in un bacio mai dato, quello che – come la pazzia – fa perdere il controllo di se stessi. Ma di fronte all’ultimo amore rappresentato, quello tradito, neanche il gesto di mettersi il naso rosso – perdita d’identità o rifugio nell’ironia? – può alleviare la sofferenza di un cuore spezzato.

Una sagoma nera su sfondo bianco. Così inizia Henri Michaux: Mouvements, un’alchimia di musica, parola e gesto capace di dare vita ai disegni astratti e alla poesia del poeta surrealista Michaux. I ballerini, prima in solitaria e poi in gruppo, infondono energia ai segni d’inchiostro, diventano essi stessi segni viventi urlanti. Sono animati da una forza primitiva e tribale, ma anche leggera, scherzosa, aggraziata. La musica martellante si fonde con i respiri affannosi dei ballerini, con le parole del poema recitate con enfasi e voce roca. “Festa di macchie, insieme di braccia/ Movimenti/ salto nel ‘vuoto’/ sforzi avvolgenti/ essendo soli, si è folla/ Avanza un numero incalcolabile/ si aggrega, si espande, si espande!”. Macchie di inchiostro sono i ballerini, esprimono la purezza di una linea che si anima scomponendosi e concentrandosi in uno spasmo di dinamismo, di movimento, che aumenta sempre più fino all’ultima grande esplosione di energia. I colori si invertono. Bianco su nero, avvolti da una luce psichedelica, i ballerini portano in vita un’ultima volta tutte le 64 pagine di calligrafie, fino alla stasi. Fino alla fine. Pagina bianca.

Chiara Andreatta

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView