di Paolo  Sorrentino
regia di Iaia Forte
con Iaia Forte
visto al Teatro i di Milano_2-7 ottobre 2013

Si respira aria di “grande bellezza” al Teatro I di Milano dove Iaia Forte ha interpretato Tony Pagoda, versione partenopea, kitsch e nicotinica del ben più noto statunitense “The Voice”. È Sinatra infatti che Tony P. cerca, sbirciando tra il pubblico del Radio City Music Hall, prima del concerto più importante della sua vita. Consumato da fumo, cocaina e celebrità, Tony sta per varcare la soglia del palco al tramonto del suo successo. La scritta che riporta il suo nome, bianca e tempestata di neon, è l’unica triste scenografia, presagio di un’esibizione ben più intima e personale di quelle riservate alle star internazionali dei palchi newyorkesi.

Lo spettacolo – che porta il titolo del romanzo di Sorrentino da cui è tratto – è un flusso continuo di ricordi, pensieri e rimpianti del cantante in un camerino che si fa confessionale. Non giungono del tutto inaspettate al pubblico le osservazioni ciniche e sarcastiche di Tony che, eccetto alcuni brillanti affondi, sembrano ripetersi seguendo un meccanismo rodato. Il personaggio subisce il confronto inevitabile con Jep Gambardella e con gli altri suoi ‘colleghi’ di Roma: all’atmosfera decadente manca il contraltare dell’ambivalente città eterna e Tony – mediocre famoso, alle prese con un bilancio esistenziale in passivo – appare ben meno affascinante del tagliente Jep, che dell’inettitudine ha saputo fare una vera e propria vocazione.

Il monologo vive del talento (anche canoro) di Iaia Forte: quasi irriconoscibile nei panni di Tony, l’attrice e regista conferisce al protagonista un’ambiguità che si rivela progressivamente nucleo della sua interpretazione. Il marcato travestimento fisico e vocale, accompagnato da movimenti evidentemente caricaturali, dota lo ‘sciupafemmine’ Tony di una parvenza androgina e grottesca; la stessa Forte ha infatti dichiarato di voler far emergere “una sperdutezza, un anelito a un’armonia perduta” di matrice femminile. Proprio attraverso lo scarto dal realismo cinematografico si rivelano interessanti chiaroscuri e contraddizioni: il ‘coatto’ Tony lascia trasparire un’attitudine quasi femminile al confronto con se stesso e al ripensamento. E quasi si dimentica il debito di Tony nei confronti del suo omonimo protagonista di L’uomo in più, film ispiratore del romanzo di Sorrentino.

Camilla Lietti