Avevamo incontrato Helena Janeczek qualche tempo fa a Milano. L’occasione era Tempo di Libri, dove un’agguerritissima redazione di universitari, coordinata da Stratagemmi, si è data da fare a intervistare i protagonisti della fiera, a raccontare e registrare su un daily cartaceo (trovate qui tutti i numeri di Fuori_riga) la temperatura di una manifestazione ancora nuova per la città. Oggi, all’indomani del Premio Strega che la Janeczek ha vinto con La ragazza con la Leica (edito Guanda), vi proponiamo un estratto della chiacchierata che ci ha gentilmente concesso.

Qual è il contributo che Tempo di Libri può dare a una città come Milano?

Milano negli ultimi tempi offre molti appuntamenti di questo genere come Bookcity, Book Pride… Spero che, come spesso accade, a un’offerta vasta corrisponda anche la voglia di interessarsi di più a queste manifestazioni.

Lei ha organizzato anche Scrittrici insieme, un festival che ruota intorno alla figura della donna, uno dei temi anche di Tempo di Libri. Cosa ha portato a casa il pubblico di Scrittrici insieme? Milano può avere un ruolo di portavoce nella battaglia dei diritti e contro le disuguaglianze?

Abbiamo pensato di fondare il festival, una manifestazione chiaramente molto più piccola rispetto a Tempo di Libri, soprattutto sull’idea di una grande pluralità, ospitando molte autrici, filosofe, storiche, storiche dell’arte. L’obiettivo era quello di contrastare il pensiero che le scrittrici scrivano solo romanzi pensati da una donna per le donne. Ci sono invece donne estremamente competenti e preparate in tutti i campi, e questo è stato un modo per dimostrarlo un po’ di più. Non credo che questo sia un problema che tocchi Milano più che altre parti del nostro Paese, però qui c’è sicuramente una forte partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Milano è una città molto attenta a queste tematiche ed è certamente uno dei luoghi dove si spera sia stimolante per tutti discuterne.

Durante la fiera parlerà anche di Gerda Taro, fotoreporter di guerra morta sul campo: la sua figura, ciò che vissuto e per cui ha lottato ci è sembrata molto attuale, soprattutto in un presente in cui ci troviamo ad affrontare questioni che pensavamo sepolte. La letteratura e i libri che ruolo possono avere in questa relazione, a volte conflittuale, con il nostro passato?

Avevo presente questa analogia e questa attualità quando ho iniziato a pensare al romanzo e ciò che mi ha colpito di Gerda è stata sicuramente la sua vitalità, il suo non abbandonarsi al pessimismo e al disincanto in un periodo storico in cui sicuramente non era facile continuare a sperare, provando a cambiare le cose. La letteratura è sempre un incontro tra un libro e il suo lettore, da una parte c’è chi scrive e dall’altra c’è chi legge. Un discorso portato da un libro può coinvolgerti e rimanerti dentro in un modo diverso e unico: in questo rapporto risiede il limite e la forza della letteratura.

Intervista a cura di Lavinia Meda e Chiara Paoletti