Un’immagine che ti è rimasta impressa?
Il momento in cui c’è stato il cambio di atmosfera (e di costumi) con le luci blu: danzatori e coreografo hanno saputo creare un mondo totalmente altro, una nuova dimensione, quasi sacra.

Patrizia, 55 anni, insegnante di italiano

C’è qualcosa dello spettacolo che non ti ha convinto e cambieresti?
La musica: andava in troppe direzioni, e ci sono state diverse sovrapposizioni. Hanno utilizzato dei volumi strani e delle scelte timbriche incoerenti: sembrava che la musica ti portasse in determinati luoghi per poi sfugge in altri, senza che si capisse la ragione.

Riccardo,23 anni,  sound designer

Quale elemento ti ha particolarmente colpito?
Ho apprezzato molto l’effetto ‘circolare’ del movimento: il flusso, la ripetizione e insieme la variazione dei gesti. È interessante vedere come questa dinamica sia comune a diversi artisti del festival, per esempio al lavoro della De Keersmaeker: la ripetizione non è noiosa, semmai ti fa percepire l’evoluzione di un gesto.

Claire, 41 anni, insegnante di lettere classiche

Ti è piaciuta l’impostazione coreutica di Zappalà?
Penso che la scelta di ‘lessico di movimento’ sia stata coraggiosa. Nella danza contemporanea si vedono spesso movimenti standard, soprattutto nel modo di andare a terra e poi risalire. Questa sera invece ho visto cose completamente diverse: è come se Zappalà avesse voluto rompere alcuni schemi della danza contemporanea rendendola più universale. E soprattutto ho visto della ‘vera’ danza! A volte negli spettacoli non balla più nessuno: vedi persone che stanno ferme con la giustificazione che “bisogna andare a togliere, a sottrarre”. Ma, alla fine, a furia di togliere, la danza non c’è più! Con Zappalà credo che si sia tornati a qualcosa che si stava perdendo.

Alessandra, 59 anni, ex insegnante di danza contemporanea

A cura di Miriam Gaudio e Francesca Verga

I am Beautiful
regia e coreografia Roberto Zappalà
produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza
Visto a MilanOltre il 3 ottobre 2017

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView