di Jean Cocteau
regia di Annig Raimondi
visto al Teatro Oscar di Milano_ 15-30 giugno 2013
Mentre le programmazioni teatrali volgono al termine e i teatri lavorano sulle prossime stagioni, la regista Annig Raimondi si cimenta con I parenti terribili, tragicommedia intensa e spregiudicata ritenuta il capolavoro letterario di Jean Cocteau e conclude con questo testo impegnativo e di grande spessore la seconda edizione del progetto “Cocteau e i suoi amici”.
La scenografia fin da subito si rivela un vero punto di forza della rappresentazione: i protagonisti della pièce, i parenti terribili appunto, sono confinati in un modernissimo spazio tetro e claustrofobico, dove a dominare sono il caos e la nevrosi. Il pavimento del “Carrozzone” – così viene chiamato l’appartamento di questa delirante famiglia – è ricoperto di biancheria sporca, vestiti stropicciati e consunti, le porte sbattono di continuo e le urla isteriche e melodrammatiche della signora Yvonne non lasciano un attimo di tregua ai familiari. La ricostruzione di un’ingombrante porta-finestra in proscenio crea un diaframma tra attori e pubblico, relegando così quest’ultimo al ruolo di osservatore clandestino – quasi un guardone della finestra accanto – e intrappolandolo a sua volta in un universo stretto e limitato.
Anche le luci, dosate con sapienza, sono perfettamente funzionali a ricreare il microcosmo del Carrozzone e a svelare e oscurare vizi privati e virtù (se ce ne sono) della famiglia: i personaggi vivono nel buio più cieco ma sembrano anelare disperatamente a una via di fuga, a un cambio d’aria, a uno spiraglio di luce…
I cambi di scena sono eseguiti scopertamente dagli stessi attori che, con movimenti lenti e meccanici, montano e smontano il “Carrozzone” senza variarne minimamente la disposizione, quasi a enfatizzare la naturale artificiosità del disordine fisico e morale in cui vivono e al quale sono indissolubilmente legati. Agli interpreti è affidato anche il compito di portare avanti l’aggrovigliata e intrigante trama de I parenti terribili che, tra rivalità e gelosie, tradimenti e sensi di colpa, gioca con i toni cupi della tragedia, senza disdegnare però le note leggere del vaudeville.
Un inno all’amore tragico e impossibile, quello di Jean Cocteau. Questo sentimento viene infatti esplorato in tutte le sue forme più esasperate e paradossali: quello infelice e non corrisposto di Léonie (Maria Eugenia D’Aquino) per il marito della sorella; quello fedifrago e patetico di Georges (Riccardo Magherini) per Madeleine (Lorena Nocera) una ragazza molto più giovane; quello folle e irrefrenabile di Michel (Carlo Decio) giovane innamorato e alle prime armi. E, soprattutto, quello possessivo e morboso, dalle venature incestuose, della madre Yvonne per il figlio diventato ormai adulto.
Nel cast brillante e ben affiatato spicca per efficacia Annig Raimondi, che interpreta con grande leggerezza e humour la natura schizofrenica di Yvonne – intorno al cui letto si snoda l’intera tragicommedia – accentuandone ora i lati isterici e autodistruttivi, ora quelli infantili e ridicoli.
Realtà allucinata o autentica finzione quella de I parenti terribili? E’ possibile scendere dalla prigione del “Carrozzone” o è un destino senza via di scampo come nella tragedia greca? Una cosa è certa: con questo omaggio a Cocteau, Annig Raimondi evita qualsiasi buonismo e diplomazia ed esplora i sentimenti più scabrosi e malati della natura umana.
Alessandra Cioccarelli