Le note di Absolute Beginners il capolavoro di David Bowie si diffondono a riempire la sala dove si è appena conclusa la terza edizione della vetrina dedicata alle giovani promesse della danza italiana. Sono tutti sul palco i ragazzi e le ragazze e hanno una gran voglia di comunicare le proprie emozioni: un po’ come racconta la canzone che fa da colonna sonora della serata che esplora temi come l’innocenza, la passione, la speranza e la paura del futuro.
È l’inizio di un viaggio che li porterà lontano.
Tre le accademie di danza selezionate quest’anno: Accademia Susanna Beltrami/DHHD, Centro Aida e Centro ArteMente e il Liceo Coreutico Tito Livio di Milano. Ognuna ha presentato due assoli inediti della durata di 5 minuti.
Quest’anno MIOL TEENS ha invitato i giovani interpreti a riflettere sull’ossimoro “Affollate solitudini”, che non solo dà il titolo alla serata, ma evoca immediatamente un senso di complessità: la perfetta fotografia di una generazione che si muove tra la condivisione globale e l’intimità dei propri pensieri. E proprio in questa apparente contraddizione, questi giovani artisti hanno trovato il modo di danzare la propria, unica e irripetibile solitudine all’interno di un contesto sociale che spesso li fa sentire incompresi o limitati.
In particolare è stato chiesto ai partecipanti di trovare attraverso la coreografia, la propria “danza nella bottiglia”, una metafora molto evocativa che è stata interpretata con interesse ed entusiasmo dai ragazzi. La bottiglia può infatti rappresentare i limiti, le costrizioni, la paura di esprimersi liberamente, gli ostacoli che sembrano insormontabili, le difficoltà della vita. Trovare la propria danza significa allora esprimere sé stessi nonostante i condizionamenti esterni, un percorso unico di liberazione e auto-espressione usando il linguaggio del corpo.
Ha inaugurato la serata, In prima nazionale, la coreografia Can you hear me? Con la danzatrice Francesca Pagnini. Un progetto in collaborazione con Chiara Amelio che ha fatto da tutor ai performers.
«Ma mi sentite? E mi vedete? Ah, mi vedete e mi sentite! Eh, ma io vi vedo ma non vi sento».
Queste parole della danzatrice sono una toccante esplorazione di come le sfide personali possano trasformarsi in fonte di ispirazione artistica. Can you hear me? Francesca lo grida muta all’inizio sedendo tra il pubblico in platea. È un grido silenzioso che risuona nell’anima che affronta con grande sensibilità il tema della sordità parziale.
Due cubi bianchi in scena a formare una sedia su cui viene proiettato un video di immagini di vita quotidiana: casa, lavoro, amore, persone che ci circondano distratte. Un suono parzialmente distorto, la propria voce che rimbomba, a volte un fischio come colonna sonora che accompagna la scena. Sono solo gli effetti sonori del suo apparecchio acustico. Danzando, i limiti imposti dalla disabilità fisica si dissolvono e ci conduce in un viaggio emozionante attraverso i labirinti della percezione e dell’isolamento.
La serata è proseguita con le 8 coreografie di Affollate Solitudini. Un lavoro di gruppo frutto della collaborazione di tutti gli allievi che si sono spartiti ruoli e competenze, in scena e fuori di scena: danzatori, coreografi, reparto tecnico, costumi, musiche, drammaturgia.
Osservando i lavori, emergono alcuni consonanze alle volte sorprendenti. Nonostante la danza per loro sembri essere un linguaggio più immediato e naturale delle parole, molte coreografie sono tuttavia accompagnate da testi recitati, creando un interessante contrappunto tra movimento e espressione verbale. Un altro aspetto che colpisce è l’uso delle luci: spesso un singolo faro illumina i danzatori dall’alto, come a voler concentrare l’attenzione su di ciascuno di loro e amplificare l’impatto dei loro gesti. Con grande sensibilità viene spesso affrontato il tema del contrasto tra l’immagine esteriore e il mondo interiore. I ragazzi esprimono con forza la discrepanza tra ciò che gli altri percepiscono di loro e ciò che realmente provano, mostrando una vulnerabilità e una complessità inaspettate. Molti lavori sono infatti autobiografici e affrontano con coraggio e maturità temi impegnativi, che spesso anche gli adulti evitano. La danza diventa così un mezzo per esplorare paure, insicurezze e desideri, trasformando la vulnerabilità in forza espressiva.
Gli otto soli
Moksha, la prima coreografia in scena di Mattia Giurdanella e Tavishi Pownikar, è una delicata riflessione sulla visione della morte nel mondo occidentale e in quello orientale e sul filo rosso del destino che unisce le anime.
Un lungo ricovero ospedaliero nel reparto di neuropsichiatria è invece all’origine di riflessioni profonde sulla vita, sull’amicizia, sulla volontà di stare bene e uscire fuori da quel luogo. Un diario di ricordi. È la coreografia 32 Agosto di Alessia Carraro e Maria Sole Di Giovanna.
Un viaggio, un salto tra presente e passato come punto di partenza per una consapevolezza che ciò che siamo oggi, è grazie a quello che siamo stati ieri. Anche se a volte lo vogliamo rinnegare. L’importanza di questo legame è il tema di Comincia Ora, la coreografia di Benedetta Dimarco, Asia Serra, Arianna Rizzaro.
In Picciridda di Alessia Ferro e Carlotta Maria Valle, abbiamo un vissuto della danzatrice protagonista, al centro la figura della donna in Sicilia, della sua forza interiore per riuscire ad affermarsi in una realtà locale molto legata alle tradizioni.
Il tema dell’immigrazione, dei viaggi della speranza che finiscono in tragedia spesso nel silenzio dei media. È un grido a risvegliare le nostre coscienze e a ritrovare la nostra umanità. La scenografia con tante piccole barchette di carta che affondano fa riflettere. È Il Paradiso sa di Mare di Stefania Minichiello, Anna Bonechi e Chiara Mucciarella.
Segue la coreografia Viola di Viola Arwen Cerruti e Lili Moshi. Sul valore dell’identità: come ci vedono gli altri e come ci sentiamo noi davvero. Delle voci in sottofondo che richiamano la protagonista Viola a essere ciò che gli altri vogliono che sia. Ma la ragazza di ieri non si riconosce più in quella di oggi. E nasce il conflitto. La società ci vorrebbe tutti uguali ma chi siamo veramente nel nostro profondo interiore? Finale catartico.
Non poteva mancare il tema della guerra. Con L’arte della Guerra: La Leggenda del Dio Guerriero di Mailo Castagna, Federico Dalia, Lorenzo Ventura e Isabel Pozzolari. Il protagonista è Ares il dio guerriero. Una riflessione sulle guerre passate e presenti. Una consapevolezza della realtà: la guerra è nella storia dell’umanità, è dentro di noi, è un istinto animale profondo, che porta al caos. Ci incatena, ci costringe; spetta a noi rompere quelle catene ed essere liberi.
Ultima coreografia della serata è stata Antigone: Recitativo per voce sola, di Rosanna Spolsino e Sara Pezzolo. In scena al centro un mucchio di terra (le ceneri del fratello morto) e un costume rosso provocante e disturbante, indossato dalla danzatrice per attingere a una storia antica. Un testo recitato su cui danzare in modo struggente, portando alla luce una lacerante emotività. Si parla della donna Antigone ma non del mito di Antigone in sé. Eroina ribelle, folle, vera, umana, passionale, piena di fragilità e debolezze. Lotta e si scontra con il potere, perdendo. Ma fu davvero sconfitta?
Al termine delle performance i giovani artisti erano stanchi, emozionati ed entusiasti per l’esperienza vissuta, non solo in scena ma soprattutto per tutto ciò che è stata la creazione e lo sviluppo del lavoro e per altro ancora in divenire. La bottiglia con cui i ragazzi si erano metaforicamente relazionati è andata in frantumi: la danza può essere davvero una via di fuga, un’esplosione di energia, un volo verso la libertà espressiva e interiore.
«I sogni son desideri» diceva qualcuno. La danza può essere la chiave per realizzarli.
Mauro Valle
in copertina: foto di @Vito Lorusso
AFFOLLATE SOLITUDINI TEENS
PICCIRIDDA
coreografia Carlotta Maria Valle e Alessia Ferro
performer Alessia Ferro
Centro Formazione Aida
COMINCIA ORA
coreografia Asia Serra, Benedetta Dimarco e Arianna Rizzaro
performer Benedetta Dimarco
Centro Formazione Aida
32 AGOSTO
coreografia Maria Sole Di Giovanna
performer Alessia Carraro
Centro ArteMente
IL PARADISO SA DI MARE
coreografia Anna Bonechi e Chiara Mucciarella
performer Stefania Minichiello
Centro ArteMente
ANTIGONE: RECITATIVO PER VOCE SOLA
coreografia Sara Pezzolo
performer Rosanna Spolsino
Accademia Susanna Beltrami
CECI N’EST PAS UN MESSAGE
coreografia Tavishi Pownikar e Mattia Giurdanella
performer Mattia Giurdanella
costumista Marco Antonio Hernandez
musicista Giacomo Di Rienzo
Accademia Susanna Beltrami
L’ARTE DELLA GUERRA: LA LEGGENDA DEL DIO GUERRIERO
coreografia Federico Dalia, Lorenzo Ventura, Isabel Pozzolari
performer Mailo Castagna
Liceo Coreutico “Tito Livio”
VIOLA
coreografia Lili Moshi
performer Viola Arwen Cerruti
Liceo Coreutico “Tito Livio”
Collaborazione per il progetto MIOL TEENS
ABSOLUTE BEGINNERS
CAN YOU HEAR ME?
coreografia Sara Gaboardi, Francesca Pagnini
performer Francesca Pagnini
tutor progetto Absolute BeginnersChiara Ameglio
con il sostegno di MILANoLTRE Festival, Centro ArteMente e Fattoria Vittadini
fotografie Domenico D’Alessandro – Scuola Fotografia di Danza
sinossi Elena Vismara e Alessandro Stracuzzi (nell’ambito del progetto MILANoLTREview, in collaborazione con Stratagemmi Prospettive Teatrali)
selezione Absolute Beginners 2024, un progetto di MILANoLTRE Festival
Questo contenuto è esito dell’osservatorio critico dedicato a MILANoLTREview 2024