Francesco D’Amore e Luciana Maniaci continuano a indagare i desideri umani, la morte in vita, l’immobilità latente di individui e società. Come in Biografia della Peste anche in Il desiderio segreto dei fossili (debutto ad Ascoli Piceno a giugno 2017) la città in cui l’azione si svolge è un non-luogo e noi, il pubblico, capiamo di esserne gli abitanti. A Petronia, tanto simile al paesino di Crisostomo, nessuno è vivo, non si nasce e non si muore, “acqua” è una parola sconosciuta, nulla scorre.
Dal fondo della scena, incorniciato a guisa di quadro antico, immobile e silenzioso, David Meden osserva la platea. Ma a sparigliare le carte è l’ingresso di un dirompente Francesco D’Amore en travesti: lui è Anita, la settantatreesima cittadina di Petronia, dispari dunque, diversa, sognatrice, starlettina dell’attesissima Festa del Pontile. Prova il discorso per la serata, insulta i suoi concittadini con tagliente ironia, dichiara il suo odio per ognuno di quei 72 esseri non-viventi, granitici come la sorella Pania (Luciana Maniaci) in attesa da sempre di un figlio e del marito.
Del resto l’unica arte possibile a Petronia, claustrofobica e in stallo, è quella dell’attesa: così Anita e Pania attendono, senza nemmeno il lusso dell’albero beckettiano a scandire le stagioni perché a Petronia ci sono solo pietre e spaccapietre. Ogni abitante ha la sua personale lastra per essere sempre in equilibrio, ben puntellato, e la consolazione di una serie TV, dal titolo Cuori che affogano: tutti la amano, tutti ne discutono, comprese le nostre sorelle così simili alle serve di Jean Genet. Nelle infinite e identiche giornate di Petronia, Elvira da sempre spera che accada qualcosa, e sogna di poter almeno baciare l’eroico protagonista della fiction, Johnny Water. Ma, si sa, desiderare è pericoloso: sarà proprio nel momento in cui Johnny diventerà un essere umano in carne ed ossa che tutto inizierà a scorrere, e la rottura del vaso di Pandora porterà con sè – con i desideri – anche orrore e rabbia, complicazioni e violenza.
I Maniaci D’Amore, in questa favola complessa e stratificata, recitano in tensione tra satira e show televisivo trascinando il pubblico in una riflessione sui propri desideri più profondi, sulla possibilità concreta di realizzarli, ma anche sui rischi che questo comporta.
Il racconto è sostenuto da una drammaturgia aguzza e affilata ma a tratti tortuosa, che dà l’impressione di essere in movimento, come i poliedrici protagonisti. Gli attori riescono a mettere in atto, seppur con ritmo altalenante, un continuo scivolamento da un registro a un altro, dal favolistico all’intellettuale, dall’assurdo all’educativo, per distillare l’essenza dei desideri e svelarne la possibile concretezza. Alla ricerca della realtà e aspettando di realizzare i propri sogni, i personaggi si rincorrono in un cerchio da cui, tra speranze e frustrazioni, è forse possibile uscire. E fuori? Que serà, serà.
Camilla Fava
Il desiderio segreto dei fossili
Drammaturgia e regia Francesco D’Amore e Luciana Maniaci
con Francesco D’Amore, Luciana Maniaci, David Meden
visto a Terreni Creativi il 6 agosto 2017