Quando si legge in cartellone Giardino dei ciliegi, una parte di noi pensa a Strehler. L’altra storce il naso all’idea del rischio che la compagnia sta correndo. Certo – e lo scrive Calvino – un classico è un testo che non ha mai finito di dire quel che ha da dire, ma con il teatro bisogna stare attenti. I rocamboleschi adattamenti contemporanei, che paiono talvolta cercare l’effetto ad ogni costo, sono stati oggetto di una riuscita parodia di Tom Gauld per “The Guardian.”

Eppure la compagnia Kepler-452, fervente e attiva in area bolognese, riesce a sorprendere. Nella ricerca di un giardino dei ciliegi a Bologna, si è imbattuta in Annalisa e Giuliano Bianchi: una coppia che ha vissuto per trent’anni in una casa colonica avuta in comodato d’uso dal Comune. Trent’anni di felicità, passati ad accogliere animali esotici e pericolosi, a dare alloggio a una famiglia di rom e a dei carcerati, a sopprimere piccioni in sovrannumero. Ma anche trent’anni di serate davanti al camino, di pasti casalinghi, di vita che scorre al ritmo della natura.
Nel 2015 arriva un avviso di sfratto: sul Giardino dei Ciliegi sarà costruito FICO, Fabbrica Italiana Contadina, e agli sfrattati spetterà invece il Residence Galaxy, un’asettica palazzina nella periferia bolognese.

Non è la prima volta che la compagnia porta al centro della scena la biografia di persone comuni, cittadini senza specifica esperienza teatrale: anche ne La rivoluzione è facile se sai CON CHI farla o Comizi d’amore, sul palco salivano non professionisti con un proprio vissuto pregnante e denso. Anche in questo caso Annalisa e Giuliano, con la loro cadenza bolognese, ricordano allo spettatore che quello che stanno guardando non è “fiction”, ma un atto politico; e anche lo spettatore è chiamato a sentirsi parte di una comunità partecipante, non solo perché condivide l’aria con delle altre persone per un’ora e mezza, ma perché “dall’altra parte” c’è qualcuno come lui.

All’ingresso in sala Nicola Borghesi, Paola Aiello e Lodovico Guenzi, seduti sul gradino tra palco e platea, accolgono il pubblico con grandi sorrisi e cenni di saluto. Come a mostrare di essere presenti non solo in quanto attori, ma in quanto persone: il Giardino dei ciliegi si rivela dunque non solo la storia di Annalisa e Giuliano, ma anche quella di Nicola e Paola, che hanno cercato, corteggiato e sedotto la coppia, e quella di Lodovico, che è entrato a far parte della produzione solo in un momento successivo. Diventa quindi parte integrante della drammaturgia anche il racconto della visita alla vecchia casa colonica ormai preda di vegetazione e rom (con le scarpe inadatte di Nicola, “da fica lessa”, dice Giuliano); lo stupore per la spontanea generosità di chi ha poche decine di euro sul conto in banca; l’inutile tentativo di mettersi nei panni di chi è riuscito a sedersi davanti al camino con la stessa persona per trent’anni.

Il testo cechoviano scorre tra le mani di Annalisa e Giuliano attraverso Ljobov’ e Gajev, ma si alterna a domande sul passato della coppia, a piccoli spezzoni di video e a interazioni reali, in un montaggio sapiente e calibrato. Vediamo la coppia prendere il copione e seguire i suggerimenti degli attori, muovendosi sul palco in maniera consapevole, ma con l’esitazione di chi non è abituato a giocare quel ruolo.
La Russia di fine Ottocento e la Bologna del 2015 si sovrappongono scontrandosi nella festa del IV atto. Lodovico diventa la chiave dell’azione, l’arricchito Lopachin che ha comprato il giardino all’asta, ma anche il cantante de Lo Stato Sociale, il cui ultimo successo viene trasmesso anche nei centri commerciali come FICO. Una vita in vacanza viene sparata ad alto volume in sala, invitando tutti a partecipare alla festa. Pochi coraggiosi si fanno avanti; e in quel momento, nel contrasto tra la futura distruzione del giardino e il ritmo coinvolgente della canzone, il testo del singolo finito sul podio di Sanremo rivela tutta la sua amarezza. Sì, Kepler-452 sorprende. Perché il suo Giardino non solo riesce ancora a parlare allo spettatore. Ma lo chiama in causa direttamente, per ribaltare le sue convinzioni.

Vanja Vasiljević

 

Il giardino dei ciliegi.
Trent’anni di felicità in comodato l’uso.

ideazione e drammaturgia: Kepler – 452 (Aiello, Baraldi, Borghesi)
regia: Nicola Borghesi
con: Annalisa e Giuliano Bianchi, Paola Aiello, Nicola Borghesi, Lodovico Guenzi
foto: Luca del Pia

Visto all’Arena del Sole di Bologna_27-30 marzo 2018