Nello spazio aperto di piazza Torre di Berta, Teatro Sotterraneo porta in scena Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne trasformato in una sorta di story-game teatrale ad altissima velocità, capace di mescolare diversi linguaggi espressivi delle più svariate provenienze. C’è il coinvolgimento del pubblico in stile quiz televisivo, una cartina del mondo disegnata da Marco Smacchia che fa le veci di un tabellone da gioco di società, c’è il racconto di Verne, rivisto e corretto in chiave tecnologico-globalizzata, carte con imprevisti, funghetti Super-Mario-style che regalano vite aggiuntive, punti razzismo rilasciati da un esponente del Ku Klux Klan, game over e lieto fine.

La trama, per chi ancora non la conoscesse, è presto detta: la notizia del Daily Telegraph dell’apertura di una nuova linea ferroviaria britannica in India innesca una scommessa tra Phileas Fogg, gentleman londinese, e l’alta società inglese. Riuscirà Fogg, in una corsa contro il tempo a completare il giro del mondo in 80…minuti? Sara Bonaventura e Claudio Cirri interpretano tutti i personaggi del romanzo, adattato per la messa in scena da Daniele Villa, vestendo i panni di conduttori tv e facendosi anche narratori esterni, invitando il pubblico a partecipare a questa rocambolesca avventura. In compagnia di un silenzioso Mattia Tuliozi nel ruolo di telegrafista e dj, il viaggio di Fogg e del suo servitore Passepartout viene scandito dal pescaggio di carte narrative: un espediente che dà agli spettatori la sensazione di trovarsi in un format preserale contemporaneo, contraddistinto dalla necessità di rispettare i tempi imposti dalla rete televisiva.

E proprio quello del tempo è un tema fondamentale dello spettacolo, che se è di vitale importanza per la scommessa di Fogg e compagni, lo è anche per la nostra società sempre più ossessionata dal suo inevitabile scorrere e dall’idea di progresso ad esso collegata. La capacità di assorbire e trasporre i linguaggi del contemporaneo è uno dei tratti distintivi della poetica di Teatro Sotterraneo, e non viene meno in questo spettacolo: anche uno dei più famosi racconti di genere riesce a trasformarsi – pur restando fedele a se stesso – e “de-generare” in un pastiche pop impregnato di cultura postmoderna. Dagli alieni che rapiscono modelli umani simili a Barbie e Ken agli assalti di Greenpeace che reclamano energie rinnovabili, la vicenda si snoda passando per domande che hanno il preciso fine di sollecitare il pubblico, seppur con ironia, su questioni cruciali della nostra società. Le risposte sono sbagliate? Non importa! Grazie a quelle si aprono strade per nuove fasi del gioco.

Sara Bonaventura e Claudio Cirri riescono a parlare di guerre, genocidi, crimini ambientali e altre follie proprie del genere umano, immergendo il pubblico in un viaggio spazio-temporale che ha nella leggerezza e nella fantasia il suo punto forte, ma che per gli innumerevoli temi trattati e per la costante dimensione ludico-giocosa, rischia di attenuare e rendere meno corrosivo il potenziale di critica sociale. Teatro Sotterraneo invita gli spettatori ad essere i Phileas Fogg del proprio tempo, con tutte le responsabilità del caso: voler continuare a sognare ma, allo stesso tempo, conoscere e comprendere ciò che ci circonda. Non si farebbe un viaggio intorno al mondo anche per molto meno?

Camilla Fava

 

Il giro del mondo in 80 giorni
di Teatro Sotterraneo, visto nell’ambito di Kilowatt Festival il 20 Luglio 2016.