di Martina Treu

L’articolo trae titolo e spunto da una recente trasposizione senegalese dell’ultima commedia di Aristofane conservata, il Pluto (388 a.C.), messa in scena all’ex Paolo Pini di Milano dal 25 al 28 luglio 2008: una versione libera del testo – in wolof, italiano e francese – scritta e diretta da Mandiaye N’Diaye: l’attore e regista senegalese da vent’anni lavora in Italia e collabora con Marco Martinelli e Ermanna Montanari del teatro delle Albe di Ravenna, e in particolare ha preso parte a un altro spettacolo liberamente tratto dal Pluto (All’inferno! Affresco di Aristofane, scritto e diretto da Marco Martinelli, produzione Ravenna Teatro, Tam Teatro Musica, KismetOpera, 1996). Il regista senegalese ha coinvolto nello spettacolo e portato a Milano l’intera comunità del suo villaggio natale, Diol Kadd, usando la traccia aristofanea per costruire uno spettacolo corale con l’inserzione di elementi africani, in gran parte tradizionali e rituali, come ad esempio il sabàr. L’analisi puntuale dello spettacolo, anche in rapporto a quello del 1996, permette di individuare e giustificare diversi aspetti peculiari della presente versione, ma anche di fare alcune osservazioni sulle trasposizioni di Aristofane che si diffondono sempre più al di fuori dell’Europa, dove i temi trattati dal commediografo vengono interpretati alla luce dei problemi più urgenti e vitali. Così il problema della redistribuzione della ricchezza, molto sentito nei Paesi africani, è non solo motivo ispiratore dello spettacolo attuale, ma trova risposta al di fuori della scena nel progetto più ampio avviato a Diol Kadd (si veda il sito www.diolkadd.org) che cerca di combattere lo spopolamento e la povertà del villaggio con iniziative economiche e artistiche, tra cui anche un film diretto da Gianni Celati. Il progetto Takkuligey (“darsi da fare insieme”) vuole unire idealmente come un ponte l’Italia e l’Africa, ma anche Sud e Nord Italia: un sogno irrealizzabile, a prima vista, che tuttavia pare funzionare – proprio come accade in Aristofane – e i risultati raggiunti sono un segnale in controtendenza, particolarmente prezioso oggi, visti i problemi d’integrazione e le tensioni razziali che le cronache purtroppo ci testimoniano.