Giusi Palumbo è la vicepresidente della Loggia di Calvairate, un’associazione culturale nata attraverso i social. Ci racconta la storia del distretto come «un’esplosione di culture, una rete di attivisti e creativi» con «una gran voglia di ridisegnare insieme la psicomappa della felicità urbana». Il centro sociale Macao (seppur chiuso da anni) ha lasciato una forte impronta nella definizione dell’identità del quartiere, un’attitudine che resiste ancora oggi grazie al lavoro del vivissimo circolo anziani di viale Molise e all’onlus “Luisa Berardi”, che dal 1995 prova a rispondere ai bisogni dei giovanissimi.
È sempre Giusi, che ringraziamo, a indirizzarci verso una figura rappresentativa del territorio, in grado di sintetizzare anima pop e cura dello spazio e delle persone: Giancarlo Abbati, ma per tutti Giancarlo. Giancarlo è l’edicolante storico di Piazzale Martini, cuore pulsante del quartiere Calvairate. Lo incontriamo un sabato mattina, proprio nella sua edicola, mentre dispensa giornali e sorrisi alla vivace comunità della zona: nessuno transita senza tributare un saluto al “guardiano” della piazza. Decine di amici e clienti reclamano la sua attenzione: con grande naturalezza, Giancarlo si divide tra un richiamo alla sua anziana cagnolina, un resto e le risposte alla nostra intervista.Qual è il tuo rapporto col territorio?

Vengo da una famiglia di edicolanti e da che ho memoria vivo tra i quotidiani: gli altri membri della famiglia col tempo hanno abbondonato l’attività, ma io resisto insieme a mio figlio. Il mio rapporto col quartiere è di tipo strettamente professionale, perché vivo a Nolo, ma sento di appartenere più a Calvairate: ci chiamiamo tutti per nome e siamo pronti a scambiarci favori. Data l’attività che svolgo ho prettamente a che fare con persone anziane e spesso con le relative badanti.

Definiresti quindi Calvairate come un quartiere di anziani?

Considerata la mia attività diurna, direi di sì. In questa zona, nota per aver raccolto numerosi gruppi partigiani, dagli anni Settanta vivevano i dirigenti dell’ortomercato e del macello: dopo il boom economico questi palazzi si sono popolati di lavoratori di ogni tipo, dalle fasce più altolocate alle più popolari.

Che tipo di impatto pensi possa avere un Festival come FringeMI su questo quartiere?

Un ottimo impatto! Probabilmente gli anziani non risponderanno troppo attivamente, ma ciò che conta è creare iniziative per i giovani che vivono qui e che normalmente la sera si spostano altrove. Il Fringe può essere l’occasione non solo per tenerli qui a Calvairate, ma soprattutto per unirli: oltre ai bar dove bere qualcosa e alle piazze dove sostano personaggi di ogni genere, una manifestazione come il FringeMI assicura un’interessante alternativa.

A proposito di piazze, Piazzale Martini, Piazza Insubria e Piazza Salgari sono “croce e delizia” del quartiere…

Già… In realtà, vivendo la zona solo di giorno mi sento di definirla sicura, anche all’alba, quando apro la mia edicola. So che dall’ora di cena in poi le piazze cambiano il loro volto, ma la realtà è meno critica di quanto si possa immaginare dall’esterno. Sebbene le situazioni “complesse” siano innegabili, ho esperienza di una convivenza pacifica tra le varie anime del quartiere: dagli abitanti delle case popolari fino alle residenze più borghesi, dagli italiani di nascita a quelli di adozione. I miei 65 anni potrebbero portarmi ad idealizzare il passato, ma credo che la comunità sia migliorata, a dispetto di una certa tendenza verso il “si stava meglio quando si stava peggio”.

Immagina che fra quarant’anni sarai il regista di un film dedicato al tuo quartiere: come inizia?

(Ride, ndr) Delle ossa di morti, un cimitero e la mia edicola! Non so se lo sapete, ma in Piazzale Martini anni fa era presente una chiesetta con un cimitero e durante i lavori di rigenerazione sono emersi degli scheletri.

Sarebbe un film horror?

No! L’intento sarebbe ripercorrere la storia del quartiere a partire dalle sue origini, per approdare sicuramente a un lieto fine: la mia edicola!