“Ogni nazione crea una Grecia classica a propria immagine”. Scriveva così W. H. Auden in The Greeks and Us, chiudendo in un’icastica sentenza i complicati meccanismi di riappropriazione e interpretazione del patrimonio classico. Rispecchiarsi nel mito greco – in altre parole – significa guardare da un’altra prospettiva i nodi più dolorosi del proprio presente, comprenderli e ridefinirli. Non è raro, quindi, che i processi di riscrittura dell’antico siano orientati in senso fortemente politico e che riescano a entrare nelle pieghe più quotidiane del presente o in quelle più nere della psiche.
Di questa tendenza danno conto due spettacoli presentati in prima nazionale nella programmazione 2018 del Festival Primavera dei Teatri: Icaro caduto di e con Gaetano Colella, e Eracle Odiatore del Teatro dei Borgia.
Icaro Caduto sceglie come punto di partenza le note vicende di padre e figlio alle prese con il volo. Ma la drammaturgia, come spesso accade nelle riscritture, gioca con il tempo e cambia le carte in tavola. Gaetano Colella immagina che il corpo ancora vivo di Icaro sia rintracciato, dopo il folle volo, su una qualunque spiaggia del sud. A raccoglierlo è una donna, che cura con amore e qualche furbizia il giovane in stato catatonico (chiamato, nomen omen, Angelo) fino a un imprevisto risveglio e al recupero della sua vera identità. Ma la partita più difficile deve ancora iniziare: a Icaro toccherà fare i conti con la propria memoria e con una figura paterna a dir poco ingombrante.
La drammaturgia fruga negli anfratti della mente del personaggio mitico, con lo scopo manifesto di indagare il rapporto (anche psicanalitico) con la figura paterna. A questo scopo vengono inventati ad hoc episodi assenti nel mito, ma che senz’altro indurrebbero un terapeuta a prendere appunti: come quel bagno in mare con cui Dedalo volle a tutti i costi mettere alla prova il principio del galleggiamento (e la pazienza della moglie) lasciando sott’acqua più del dovuto il suo ignaro neonato.
Colella accompagna il suo protagonista in un classico schema da bildungroman, con tanto di ricerca e agnizione, e gli presta voce e corpo con generosità. Pare di rintracciare nella sua performance attorale, densa e viscerale, anche gli echi della recente esperienza con Mimmo Borrelli (qui la recensione de La Cupa); e proprio il suo darsi al pubblico fino in fondo e senza sconti rende credibili ed emozionanti persino alcuni snodi più didascalici della drammaturgia, come il finale riconoscimento tra Icaro e Dedalo.
Non mancano ammiccamenti e ironie sull’ambientazione tutta meridionale del mito greco: come il funzionario pubblico convinto da un buon piatto di patate e cozze a soprassedere sulle modalità poco istituzionali dell’adozione, o come l’indimenticabile fila di visitatori accorsi a rendere omaggio al misterioso Angelo caduto dal cielo, in un fiorire di offerte degno di Padre Pio.
Sulle miserie e le contraddizioni del contemporaneo si sofferma anche Eracle odiatore diretto da Giampiero Borgia, che prosegue un percorso sul mito felicemente iniziato con Medea per strada (2016) e che proseguirà presto con Oreste: le figure della tragedia greca, attraversate in profondità, divengono porte d’accesso alle zone più anguste e problematiche del presente. Se Medea raccontava il dramma delle prostitute migranti attive in tutta Italia, Eracle porta invece lo spettatore in un mondo tutto al maschile: quello dei padri divorziati che non sono più in grado di far fronte alle responsabilità economiche legate al mantenimento, e per questo perdono ogni diritto alla paternità. Come nel caso di Medea, la costruzione della drammaturgia (firmata da Fabrizio Sinisi) è il punto di arrivo di un lungo e approfondito lavoro di ricerca condotto sul campo. Alle testimonianze delle prostitute dell’est si sostituiscono qui i tanti racconti di frustrazione e indigenza ascoltati presso la Caritas di Barletta, e presso il centro di accoglienza per genitori separati (Casa Betania).
Il protagonista – interpretato dal bravo Michele Maccagno – è un felice padre di famiglia e un insegnante di lettere innamorato del suo lavoro. Ma basta poco per perdere tutto, parola di Euripide: e proprio nell’improvvisa e irrefrenabile caduta negli Inferi risiede la statura tragica del personaggio. Il crudele capovolgimento dell’esistenza è narrato in un incipit efficace e asciutto: l’uomo (secondo uno schema che ricorda il bellissimo Vergogna di Coetzee) viene accusato di molestie da una studentessa, e in poco tempo perde moglie e lavoro. Eracle lotta, contro tutto e tutti, per rimanere a galla: il suo faticoso tentativo trova un correlativo oggettivo nella palestra in cui Maccagno continua instancabilmente ad allenarsi per tutta la durata dello spettacolo, e che ne costituisce la scenografia.
Giampiero Borgia e Fabrizio Sinisi hanno cercato (come sottolinea il titolo) di trovare una trasposizione contemporanea anche al tema della rabbia, centrale nel mito: chi è oggi la dea Lissa che ispira follia e induce l’eroe a sterminare tutta la famiglia? La risposta è il web, e chi ha visto l’angoscioso episodio Hated in the Nation della terza stagione di Black Mirror può senz’altro confermarlo. L’intuizione funziona, ma due argomenti di questa portata sono forse troppi per un’ora di spettacolo; e mentre lo stato di indigenza dei genitori separati è nuovo e toccante, il tema dei social-haters (ben più trattato) rischia di non trovare lo spazio per un adeguato sviluppo e di cadere in qualche semplificazione.
Con il computer alla mano Eracle-Maccagno determinerà per se stesso una rovina non solo virtuale; e lo spettatore, proprio come accadeva in Medea, farà fatica a distinguere tra vittime e carnefici. Il Teatro dei Borgia porta anche in questo caso alla luce gli aspetti più destabilizzanti del mito, rinunciando a ogni buonismo e illuminando quelle zone di marginalità e disagio che spesso preferiamo tenere al buio. Non si scava nel mito greco, del resto, se si cercano lieto fine e rassicurazioni.
Maddalena Giovannelli
Icaro caduto
di e con Gaetano Colella
regia Enrico Messina
costume Lisa Serio
disegno luci Loredana Oddone
cura del suono Raffaele Bassetti
datore luci e audio Francesco Dignitoso
distribuzione e organizzazione Mary Salvatore
produzione Armamaxa teatro / Paginebianche teatro
Eracle odiatore
di Fabrizio Sinisi da Euripide
con Michele Maccagno
regia Gianpiero Borgia
Visti a Primavera dei Teatri, Castrovillari, 27 maggio-2 giugno 2018