Due signore acconciate in modo identico guadagnano con decisione il proprio posto di fronte al pubblico. Indossano pesanti tailleur con trama scozzese e scarpette di cuoio senza tacco, i capelli severamente raccolti in trecce canute. Entrambe aprono un quadernetto nero e lo scrutano con piglio presbite, attraverso la montatura tartarugata calata a metà naso. La donna più a destra, con un cenno di mano, dà il via. Le voci della coppia irrompono nel silenzio inuna sintonia che è anche perfetta sincronia: il loro è un ritmico susseguirsi di dubbi, sentenze, domande, lagnanze che investe prepotentemente la platea, ipnotizzata dall’ imprevedibile modulazione della monodia.
Si apre così Perché sei qui?, spettacolo della Socìetas, che compone assieme a La vita delle vite e Dialogo degli schiavi il ciclo Il regno profondo. La forma è quella di una lettura drammatica nata dalla penna di Claudia Castellucci – alcuni frammenti sono contenuti nel suo Uovo di bocca. Scritti lirici e drammatici, edito nel 2000 da Bollati Boringhieri – che la regia vocale di Chiara Guidi ha trasformato in un virtuosistico “recitar cantando” intriso di inflessioni vernacolari. Fondendo in un’unica emissione la propria vocalità, le due artiste declamano al pubblico gli appunti di un esercizio analitico e puntiglioso portato avanti da un singolo soggetto, un “io” al femminile, non più giovane, intento a investigare questioni esistenziali e metafisiche tanto comuni quanto insolubili. Durante la lettura, squilli di tromba, tuoni, applausi, e altri stimoli acustici (la partitura sonora è firmata da Scott Gibbons e Giuseppe Ielasi) vengono ignorati dalle voci indaganti, come si trattasse di fugaci ricordi che fanno capolino in una mente troppo concentrata per farsene distrarre. Molte domande vengono rivolte a un destinatario trascendente, apostrofato dapprima con timore reverenziale poi – man mano che il ragionamento prende forza da un suo serrato procedere dilemmatico – con maggior sfrontatezza.
Ed è proprio a questo punto che l’“io” si dichiara costretto a scindersi, sopraffatto dal delirio di onnipotenza: la prima persona si sdoppia, e ciascuna delle parti dà all’altra del “tu”. Le attrici, dialogando, abbandonano gradatamente il tono inquisitorio e irriverente, e l’indagine diviene meno urgente, accogliendo digressioni quotidiane. La schizofrenia dell’“io” originario diventa definitiva quando i corpi stessi delle donne si distanziano, ed esse iniziano a parlare tra loro impiegando un codice estremamente confidenziale, fitto di riferimenti a una dimensione spaziale e temporale extrascenica; lo spettatore si sente improvvisamente escluso dalla loro intima relazione, e gli è negata ogni possibilità di sfruttare strumenti razionali per decifrare cosa accade sul palcoscenico. Eppure non gli è preclusa la pulsione a indagare: come in un gioco di scatole cinesi, ora spetta al pubblico cercare di comprendere l’uomo, colui che fino poco prima tentava di capire se stesso e il divino.
Per due volte la lettura viene interrotta da intervalli di buio, squarciato solo da scritte proiettate sulla parete. Il pubblico spera di essere illuminato da queste parole lampanti, di ricavarne finalmente degli indizi di senso. Ma la scenografia verbale, beffarda, pare fornire soltanto indirizzi di trattorie e negozi in cui potrebbe imbattersi chi passeggia nella provincia romagnola: coordinate geografiche che contribuiscono a generare un ironico spaesamento. Uno spettacolo governato da una rigorosa e seducente ricerca estetica, che nega certezze e sceglie piuttosto di disorientare attraverso un ritmo crescente e vertiginoso. Allo spettatore rimane un’unica consolazione (e non è poco): se l’uomo è limitato nella sua capacità di sondare il mondo, può però vantarsi, a sua volta, di essere illimitatamente insondabile.
Chiara Mignemi
Il regno profondo. Perché sei qui?
scritto da Claudia Castellucci
regia vocale di Chiara Guidi
musiche Scott Gibbons, Giuseppe Ielasi
interpretato da Claudia Castellucci e Chiara Guidi
fonico Andrea Scardovi
produzione Socìetas
Visto a Olinda – TeatroLaCucina nell’ambito di Da vicino nessuno è normale_19-20 giugno 2018