Davanti a noi un sipario rosso. Siamo immersi nella piacevole atmosfera di Radici, enoteca in via Dolomiti, a Milano. Sul nostro tavolo, insieme a qualcosa da bere e da sgranocchiare, un foglio dove è stampata simulando la grafica di una playlist di Spotify una lista di titoli, autori e opere teatrali. Sembrano canzoni, eppure, i nomi sono quelli di Shakespeare, Sarah Kane, Martin Crimp, Goethe… Gli attori entrano in scena vestiti di nero, con il cerone sulla faccia, e cominciano a cantare al microfono accompagnati dai bassi avvolgenti della consolle. Il ritmo è incalzante, da hit estiva, tanto che viene voglia di ballare con loro. Le parole, però, sono inconfondibili: «Far parer vero quello che non è, questa è l’unica ragione del nostro mestiere». Pirandello. Al termine del brano gli attori indossano un paio di occhiali da sole e invitano, col fare accattivante di una pubblicità, a toccare un banner. Chi, tra il pubblico lo farà, potrà abbonarsi a Theatrify e scegliere il brano da mettere in coda, pagando una piccola cifra per sottoscrivere l’abbonamento, con tanto di firma e contratto. Poi si ricomincia con un’altra traccia: questa volta ascoltiamo Medea di Euripide, nell’instante di maggior pathos prima dell’uccisione dei figli. Il tempo di farsi trasportare per qualche minuto ed ecco che già cambia: traccia successiva, altro autore, e si entra in un nuovo immaginario. 

L’impostazione scenica, adatta a qualunque spazio, è quella del recital al microfono di fronte al pubblico. L’aria che si respira, però, è quella di un concerto. Così le parole di Beckett, Wilde, Marlowe, Molière, intrecciate con la musica e grazie al carisma degli attori, diventano jingle orecchiabili e coinvolgenti che si diffondono per tutto il locale. Sul palco Alessandro Balestrieri ed Eleonora Paris; in regia Francesco Altilio, autore delle musiche, insieme a Riccardo Romano, di questa performance che si intona perfettamente allo spirito del Fringe. Infatti, il pubblico può godere di uno spazio e dell’energia pulsante degli artisti che, mettendosi in gioco con tutta la loro forza creativa, lo valorizzano. 

Questo lavoro, che ha debuttato per la prima volta a Strabismi Festival 2021, porta con sé l’idea che celebri monologhi del teatro di tutti i tempi possano avere una nuova vita e trovare nuove forme di restituzione. Gli arrangiamenti originali, in effetti, danno il ritmo e il colore necessari per ascoltare le parole di Riccardo III o di Clov (Finale di partita), pur senza il contesto dell’opera integrale, suggerendo tragicità o frenesia, malinconia o eccitazione, a seconda del caso. Inoltre, è chiara l’intenzione degli artisti nel voler puntare uno sguardo critico sul loro ruolo all’interno della società, e soprattutto sulle modalità contemporanee di fruizione dell’arte e sul sistema dello spettacolo come show business. Riecheggiano cristallini i richiami alla «pura quantità delle cose». Intuiamo che nella scaletta si alternano momenti di trasporto emotivo a momenti costruiti per pungolare la coscienza. E allora, dice Goethe: «Vuol dare un pezzo? Lo dia in pezzi, subito! Perché dargli qualcosa di unitario tanto il pubblico glielo mette in briciole». 

Così, mentre ci abbandoniamo alle storie e ai molti umori che l’avvicendarsi dei monologhi ci suggeriscono, acquisiamo consapevolezza di come il nostro accesso all’emozione sia sempre più immediato, frammentario e dunque, forse, superficiale. Ipotizziamo il ruolo del cerone sul volto degli attori, espediente che ne ottunde i lineamenti, per permettergli di interpretare la macchina di Theatrify, pronta a recitare a comando tutti i nostri pezzi preferiti senza interruzioni (sic!). Certo, dipende se e quanto siamo disposti a pagare. A fine serata saremo noi spettatori a decidere se accontentarci della piacevole sensazione di un’ora ben spesa, o se lasciarci interrogare dalla macchina pronta a soddisfare ogni nostro capriccio di consumatori.

Federico Demitry, Alberto Pirazzini


in copertina: foto di Davide Aiello

THEATRIFY – DAI! SCEGLI UN PEZZO!
di e con Alessandro Balestrieri e Eleonora Paris
musiche originali Francesco Altilio e Riccardo Romano
produzione BALT / Teatro della Caduta

Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2023