di Francesca Serrazanetti e Gioia Zenoni

I due contributi vogliono offrire un percorso che, partendo dall’archeologia e approdando all’architettura contemporanea, possa ricostruire la vita, l’abbandono e il recupero del teatro romano come elemento chiave dello spazio urbano antico e moderno. Ci si chiede dunque come degli spazi pensati per un determinato pubblico, per delle specifiche abitudini e per delle definite azioni sceniche, possano oggi rivivere e farsi luoghi adatti per una rinnovata cultura teatrale. I casi studio analizzati sono i teatri di Sagunto e di Brescia, protagonisti in anni recenti dei progetti di restauro dell’architetto milanese Giorgio Grassi. Qui il confine tra progetto e restauro si fa labile, e diventa difficile trovare il giusto equilibrio tra innovazione e conservazione. Presupposto di questa analisi è la convinzione che lo studio archeologico della struttura antica non si debba esaurire in una filologica conservazione. Esso è un punto di partenza fondamentale che tuttavia, una volta acquisito, può essere consapevolmente trasgredito, per saper riproporre il significato profondo della spazialità del teatro romano nel terreno del contemporaneo.