di Friedrich Schiller
regia di Lev Dodin
visto al Piccolo Teatro di Milano_ dal 7-12 ottobre 2014

Recensione di Claudia Cannella

Tragedia politica o dramma borghese ante litteram in bilico tra Illuminismo e Romanticismo, Intrigo e amore, per quanto più frequentato dalla lirica (la verdiana Luisa Miller) che dalla prosa, è, tra i drammi di Schiller, uno dei più belli nella sua crudele limpidezza. Ed è proprio una delle sue facce, cioè la struttura da “parabola illuminista” che, asciugata all’osso la vicenda, pare interessare Lev Dodin, tornato trionfalmente al Piccolo con il suo Maly Drama Teatr di San Pietroburgo dopo tre anni di assenza. In poco più di due ore, la tragica storia d’amore tra Ferdinand, nobile figlio del Presidente von Walter, e Luise, figlia del borghese maestro di musica Miller, prende la strada di un’amara riflessione sulla corruzione e sul potere, che si riverbera sinistra sull’oggi, russo e non solo. Ma c’è anche, in bella evidenza, uno scontro fra generazioni dove nessuno esce vincitore.

A contrastare i sentimenti che uniscono i due giovani è, infatti, il padre di lui, appunto corrotto e assetato di potere, che, per ragioni di interesse, vuole vedere Ferdinand sposato con Lady Milford, potente cortigiana favorita del Duca. Alla lunga scena d’amore iniziale tra Ferdinand e Luise, bellissima nel suo essere senza parole, segue l’incontro tra lui e il padre, autoritario e impenetrabile…

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