I lavori di ITfestival si sono conclusi e, dopo tante corse, recensioni, interviste e “birrette” anche per la redazione critica è giunto il momento di riposare e, alla dovuta distanza, di proporre qualche osservazione generale sugli spettacoli che si sono alternati nelle sale della Fabbrica del Vapore.

L’osservatorio di BlogIT, per il terzo anno consecutivo curato da Stratagemmi, ha seguito da vicino i lavori di IT cercando di dare una panoramica il più possibile esaustiva del festival, quest’anno non solo attraverso il linguaggio delle parole, ma anche con quello delle immagini. Dodici fotografi coordinati da Luca Del Pia hanno preso parte alla redazione, contribuendo con i loro scatti al monitoraggio delle giornate di IT. Alcune novità anche per le sezioni del blog: bussole, carte di identità degli artisti pensate per orientarsi tra la varietà di linguaggi proposti; flashIT, istantanee fotografiche e verbali di momenti collaterali al festival; bemyguest! interviste o interventi di personalità del teatro, ma anche di professionisti di altri settori presenti a IT come spettatori. E, come in ogni osservatorio critico che si rispetti, non poteva mancare la categoria delle recensioni.

Ma ora che le acque si sono (più o meno) calmate vogliamo riservare uno spazio a un attraversamento più trasversale delle tematiche trattate e delle realtà che si sono distinte nel corso della maratona.
Innanzitutto si riconoscono, come già emerso in tarda serata durante gli appuntamenti di IT’sLate, alcuni temi caldi che, se non possono dirsi specchio dell’orizzonte di indagine del teatro milanese, sono quantomeno un riflesso di alcune direzioni comuni. Quasi tutti gli spettacoli (o studi) proponevano testi di nuova drammaturgia, spesso incentrati su temi di attualità. Tra i più gettonati la digitalizzazione di massa che diventa un microcosmo da cui pescare nuove trovate. Dal rapporto ossessivo con i social alla passione altrettanto malata per le serie televisive e per lo shopping online, fino al fallimento dei rapporti interpersonali. Un dato del contemporaneo che non si presta a un’unica chiave di lettura o di rappresentazione: il tema è indagato in direzione tanto comica quanto tragica, in chiave performativa o di parola.

Uno dei lavori che spicca per originalità e completezza nella direzione di una ricerca sulle dinamiche dell’intrattenimento infantile è Educazione Transiberiana #1 di Davide Carnevali (autore del testo) e Fabrizio Martorelli (attore), nella lettura drammatica Peppa Pig prende coscienza di essere un suino. Tra gli studi più interessanti segnaliamo anche l’esperimento non verbale di Teatro Presente The hard way to understand each other un lavoro in modalità “mute” su cosa si nasconde dietro ai nostri gesti quotidiani. La mancata corrispondenza tra l’intenzione e il modo di comunicarla è svelata dalla moltiplicazione del sé, che prende corpo attraverso innumerevoli sosia in scena. Un fallimento comunicativo è anche alla base del nuovo lavoro di Frigoproduzioni, Tropicana, una canzone conosciuta ai più per l’allegra melodia, ma che racconta nel testo una terribile fine del mondo. Anche nel caso di Frigoproduzioni la risposta all’equivoco è quella di una moltiplicazione, non dei personaggi come per Teatro Presente, ma dei piani narrativi, il cui meccanismo viene svelato al pubblico attraverso un gioco metateatrale.

Alcune compagnie hanno invece attinto in modo diretto o mediato al repertorio dei classici. È in questi spettacoli che notiamo i talenti attorali più interessanti, Carlo Decio Benassedo con il suo Otello narrato e la compagnia Ortika con Erinni o del rimorso, spettacolo già pronto per il debutto di cui i venti minuti presentati costituiscono l’anteprima, che affronta uno dei più crudeli demoni del nostro tempo, la depressione.

Passando alla performance si distingue Calcografia di Circolo Bergman, un atto politico e sociale di cui è protagonista l’artigiano stampatore Giancarlo Migliavacca, che porta sulla scena un frammento del suo lavoro quotidiano, testimone senza retorica di un mondo che non sarà più. Tra le proposte di danza suscita interesse Heartbreak Hotel_room 304 del collettivo Snaporaz, una partitura fisica e coreografica in cui la vicenda di una cameriera diventa espediente per un’indagine sull’identità del femminile. Il formato dei venti minuti, a cui le compagnie devono adeguarsi per poter partecipare al festival e che anche quest’anno è stato oggetto di discussione, ha sicuramente il pregio di costringere i gruppi a porsi delle domande, innanzitutto sugli obiettivi del lavoro. Una prima messa alla prova che, benché non possa dirsi necessariamente indicativa dello spettacolo completo, lascia al pubblico promesse e molte aspettative prima della sfida della lunga durata in cui, come si è visto negli anni, le previsioni potranno essere tanto confermate quanto disattese.

La redazione