«…quando lo si osserva, è come se ci fossero state tagliate via le palpebre».
Era stato brutale il drammaturgo e poeta Heinrich von Kleist di fronte al Monaco in riva al mare di Caspar David Friedrich. Quel paesaggio, esposto per la prima volta nel 1810, era effettivamente sconvolgente: nessuna quinta, nessun elemento a scandire lo spazio e a guidare lo sguardo. Oltre la cornice del Monaco si precipita: la distanza critica tra chi guarda e il quadro è annullata.
A suggerire il rimando a Kleist di fronte alle insidie poste dal teatro partecipativo è Roger Bernat, regista che negli ultimi quindici anni ha messo lo spettatore e il suo «comprometerse con el cuerpo» al centro dei propri lavori. L’occasione di ricordare quel quadro è giunta durante un’intensa mattinata di confronto sul lavoro dell’artista catalano, organizzata dai direttori di Kilowatt, Lucia Franchi e Luca Ricci, e intitolata Metodi senza tecnica: Roger Bernat nell’era della partecipazione: nel ventunesimo anno del festival, anche quest’estate diviso tra la storica sede di Sansepolcro e la vicina Cortona, gli equilibri tra palco e platea sono stati di nuovo spina dorsale della rassegna. Kilowatt – primo promotore de L’Italia dei Visionari, il progetto che estende le scelte della direzione artistica anche a un gruppo di cittadini non addetti ai lavori – ha infatti agito da sempre con e per la comunità, tra coinvolgimento e formazione.
Tutto il lavoro teatrale di Bernat, in questo senso, echeggia l’anima di Kilowatt e dei suoi visionari. Lo spettacolo portato quest’anno a Sansepolcro, per esempio, nasce dall’incontro tra il regista catalano e la compagnia Qui e Ora, che a Bergamo ha fondato un altro festival a direzione partecipata, Up to You. A partire dai giudizi teatrali di non professionisti, infatti, La scelta orchestra un dettagliato copione a cui nuovi spettatori, a ogni replica, devono dare voce. Lo schema è semplice, e tutto sommato funziona nonostante la ripetitività e una certa prevedibilità: La scelta mette in scena la scelta; lo spettatore mette in scena lo spettatore; il regista e i suoi collaboratori assistono e, come previsto, a contare non è tanto il risultato (la selezione effettiva dello spettacolo migliore) quanto il gioco di specchi dello svolgimento.
Non tutti, naturalmente, ne sono usciti convinti. Qualcuno, costretto a prendere parola per fare sé stesso tramite le opinioni di altri, ha dichiarato di essersi sentito usato. Qualcun altro si è divertito, mettendosi alla prova con il tempismo delle battute teatrali. Qualcun altro ancora, infine, non si è divertito affatto: anzi, ha visto nello spettacolo una risposta all’ossessione per la godibilità; un gioco, tenuto in piedi da attori professionisti, in cui chi osserva non solo è testimone ma deve anche e necessariamente essere solidale.
Che ne è stato delle palpebre, però, in questo Kilowatt? Si sono tutte spalancate davanti a Con la carabina, il lavoro con cui Licia Lanera ha vinto il premio Ubu 2022 per la miglior regia e Pauline Peyrade per il miglior testo straniero messo in scena da una compagnia italiana: spalancate, sì, anche se ogni tanto avremmo voluto chiuderle per non assistere al racconto dell’orrore, dello stupro (Augenlid, il coperchio degli occhi, dice il tedesco di Kleist). Al termine dello spettacolo gli applausi vengono stroncati dalle maschere, che invitano il pubblico a uscire immediatamente: questa vicenda di dolore, subìto e inflitto, non può concedere spazio a un rito catartico e assolutorio come il battere delle mani.
Giocano con bravura sull’immersione dello spettatore, ma sono ben attenti a non assorbirlo mai del tutto e a ribadire l’esistenza di una cornice, i tempestivi attori della compagnia Ctrl+Alt+Canc – Raimonda Maraviglia, Alessandro Paschitto e Francesco Roccasecca, non a caso vincitori secondo i Visionari di quest’anno. Il loro Afànisi poggia su una drammaturgia viva e incalzante, che rende improvvisamente accessoria la trama ma essenziale la parola; certo, cerca (anche) la godibilità, ma non sbaglia nel far collidere palco e platea senza fonderli mai.
Le palpebre di alcuni hanno anche lacrimato: è successo con SPAfrica, il lavoro nato dalla collaborazione tra il tedesco Julian Hetzel e la sudafricana Ntando Cele, in questo caso sola in scena, vorticosa e magnetica. Un testo ironico, strabordante e volutamente parossistico (la drammaturgia è dello spagnolo Miguel Angel Melgares, da tempo collaboratore di Hetzel) è il punto di partenza per una performance che accumula le prospettive e che è dunque piena di livore e di empatia, di rivincita e di senso di colpa: tutto insieme. Mentre l’acqua, oro blu, è l’ennesima frontiera superata dalla privatizzazione, le lacrime sono ciò che resta a un vecchio continente ancora alle prese con le proprie bugie: black lives matter, sì; white lies matter, anche. Investito, chiamato in causa, aggredito, il pubblico di SPAfrica le palpebre se le tiene strette: va bene l’empatia, ma che sia dalla comoda posizione di chi siede.
In un omaggio alla spinta ottimistica e radicale del Living Theatre, questo Kilowatt si è intitolato Paradiso adesso. A proposito di radicalità, Roger Bernat si chiedeva anche, in quella mattinata di luglio, perché non ci accontentiamo di vedere uno spettacolo senza aspettarci la rivoluzione. È una buona domanda (di quelle da tavola rotonda: forse senza risposta); ma è altrettanto buono inseguire sempre, indipendentemente dal risultato, un paradiso adesso. Questo fa ogni equilibrista-operatore che cerchi il teatro possibile, poi lo metta in scena, ne parli, lo discuta: tutte azioni che un festival concentra e a cui dà valore, in una manciata di giorni e di luoghi.
Virginia Magnaghi
in copertina: Julian Hetzel & Ntando Cele, SPAfrica, foto di Elisa Nocentini
LA SCELTA
di Roger Bernat
drammaturgia Roberto Fratini
con la partecipazione di Francesca Albanese, Silvia Baldini, Josephine Magliozzi, Laura Valli
produzione Qui e Ora
coproduzione Infinito, CapoTrave/Kilowatt
programmazione software e technical care Stefano Colonna
suono Joan Solé
montaggio video Txalo Toloza
grafica Marie-Klara González
CON LA CARABINA
di Pauline Peyrade
con Ermelinda Nasuto, Danilo Giuva
regia Licia Lanera
coproduzione Polis Teatro Festival, Angelo Mai
luci Vincent Longuemare
suono Francesco Curci
costumi Angela Tomasicchio
aiuto regia Nina Martorana
organizzazione Silvia Milani
foto di scena Clarissa Lapolla
progetto grafico Silvia Rossini
grazie a E Production
AFÀNISI
un progetto di Ctrl+Alt+Canc
scritto, diretto e interpretato da Alessandro Paschitto
e con Raimonda Maraviglia, Francesco Roccasecca
vincitore di Odiolestate 2022 – Carrozzerie n.o.t
vincitore di Intercettazioni – Circuito Claps 2023
semifinalista al Premio Dante Cappelletti 2022 e al Premio Scenario 2021
finalista al progetto Verso Sud 2022
SPAFRICA
di Julian Hetzel
con Ntando Cele
drammaturgia Miguel Angel Melgares
musiche Frank Wienk
direzione artistica Julian Hetzel
consulente artistico Sodja Lotker
producer tecnici Cesco van der Zwaag, Martijn van Nunen
tecnici Bea Verbeek, Simon Kelaita
coordinamento di produzione Marieke van den Bosch
coproduzione Campo Gent BE, Theatre Vidy-Lausanne CH, Schauspiel Leipzig DE, Spring Performing Arts Festival Utrecht NL, Auawirleben Festival, Bern CH
con il contributo di City of Utrecht, Vriendenloterij Fund NL, Onassis AiR Athens GR
progetto realizzato con il supporto di Performing Arts Fund NL, Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, Goethe-Institut Mailand, promosso dal Ministero Federale degli Affari Esteri delle Repubblica Federale di Germania
in collaborazione con Santarcangelo Festival