Ha debuttato in occasione del festival MilanOltre l’ultimo lavoro della Compagnia Zappalà Danza, creato in coproduzione con Scenario Pubblico e col Teatro Stabile di Catania, uno spettacolo in cui l’interprete Massimo Trombetta presta corpo e voce al tormento di un Cristo qualunque nella sua dimensione di umano smarrimento. È una performance che attinge al linguaggio del teatro fisico e mette in scena il rapporto tra corpo, parole e simboli: un lungo monologo-solo in cui Trombetta intesse con leggerezza una gestualità composita e di disarmante quotidianità, partendo dall’atto del defecare e finendo con una chiamata all’idraulico. È un Cristo vanitoso, saccente e iracondo che rovescia sul pubblico un’interpretazione desacralizzata del mito cristiano snocciolando massime che raccontano di un oggi così appiattito sull’interpretazione manichea di bene e male da aver tralasciato le pieghe del reale in cui si arrocca la complessità. A ogni valore preso a modello dalla cristianità si accompagnano qualità proprie dell’agire umano che allontanano lo spettatore dalla narrazione di beatitudine e lo portano coi piedi incollati al terreno: disordine, riso, odio, scaltrezza, rabbia. 

Lo spazio scenico con cui Trombetta interagisce è disseminato di oggetti e simboli: sedie, un WC, un poster raffigurante il Cristo del Mantegna, un attaccapanni, una bicicletta antica, un microfono con l’asta… un accumulo disordinato e disorientante che restituisce la forza salvifica del caos in aperta opposizione all’inferno dell’ordine dal quale, dice il salvatore, bisogna tenersi alla larga. Coabita lo spazio un gruppo di donne mute e “oggettificate” (prima suore dotate di fruste poi cubiste nel ruolo di adultere) che accompagnano la narrazione scenica attraverso spostamenti lenti e azioni evocative (compreso l’atto della pulizia con scope e piumini per la polvere). 

Si susseguono l’uno dietro l’altro quadri dal forte impatto visivo (un appartamento, un bagno, uno spogliatoio, una doccia) in cui assistiamo alla messa in scena di un uomo solo in compagnia di innumerevoli sé coi quali è costretto a misurarsi, talvolta confliggendo, talvolta ammiccando, ma sempre in apertura verso l’atto del riconoscimento. Riconoscere e includere ogni forma del sé per «distruggere l’idiozia della perfezione» — un atto ancora più significativo quando a compierlo è addirittura il Divino in persona.

Interessante e ben congegnato il design luci e la partitura coreografica delle donne in scena — dietro cui si riconosce con chiarezza la mano di Zappalà. La resa drammaturgica e l’interpretazione di Trombetta, invece, sollevano alcune perplessità: il testo, curato da Nello Calabrò, non raggiunge la potenza evocativa delle immagini a cui si associa rischiando spesso di scivolare nel didascalico. Nella performance di Trombetta, invece, a un’indubbia generosità scenica, richiesta anche dalla peculiare forma tra monologo e assolo, si accompagna una recitazione estetizzante in cui si avverte il peso di un lavoro complesso che, per indagare tematiche di stringente attualità, chiama in causa e destruttura nientemeno che il mito di Cristo.

Quando è prossima la fine dello spettacolo il protagonista affida gli abiti che indossa a una cubista alata e, mentre attraversa il palco, il suo corpo nudo viene lavato, e al contempo macchiato, da una pioggia di acqua e sangue: di nuovo la coesistenza di opposti come simbolo della complessità e come universo eterogeneo in cui ognuno riconosce se stesso. Chiude la rappresentazione l’ultimo atto della personale ricerca di senso del performer il quale, appena superata la catarsi del corpo attraverso le acque versate sul proprio capo, si interroga se non sia il caso di chiamare un professionista per sistemare le tubature: era Cristo o solo un povero cristo?

Ivan Colombo


foto di copertina: Serena Nicoletti

 

regia, set e linguaggi del corpo Roberto Zappalà
testi a cura di Nello Calabrò
interprete e collaborazione Massimo Trombetta (doppio cast /Salvatore Romania)
con la partecipazione di alcune donne in transito
musiche originali e tappeto sonoro l’écume des jours
set, luci e costumi Roberto Zappalà
assistente coreografo Fernando Roldan Ferrer
direzione tecnica Sammy Torrisi
ingegnere del suono Gaetano Leonardi
realizzazione elementi di scena Luigi Pattavina
una coproduzione Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza Centro di rilevante interesse nazionale e Teatro Stabile di Catania
in collaborazione con MILANoLTRE Festival
con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo


Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview