Compare, rimbalzando, una massa di capelli nerissimi e ricci. Una donna di colore cammina lungo un corridoio delimitato da sedie, una strettoia illuminata che – nello spazio NonostanteMarras, dove ci troviamo – non può che far pensare a una passerella di moda. Una sfilata invertita di segno, però. La donna non indossa infatti capi di alta moda, tutt’altro: insieme a leggins da quattro soldi porta una scialba maglietta mimetica; ci appare come una donna di strada che cammina, un po’ impedita dalla massa corporea ingombrante, su comunissimi stivali neri col tacco. È un attimo e il pregiudizio si fa sentire prepotente: è una senzatetto, pensa in fretta il pubblico pre-avvertito dalla brochure dello spettacolo; e tutti, chi più chi meno, si immaginano, tra stereotipi e cliché, quale sia la sua vita. Poi però, la donna raccoglie una giacca da una pila di vestiti ammonticchiati alla fine della passerella; l’appoggia sulla spalla destra e, a dispetto di ogni preconcetto, ci si accorge con sorprendente evidenza, come il capo di alta moda che ora tiene in mano non è affatto estraneo a quella donna: non copre o nasconde alcuna delle sue caratteristiche, piuttosto sembra far emergere una natura esistente ma sotterranea. La sua non è una metamorfosi, ma una rivelazione. La scelta di appoggiare quella giacca a una sola spalla è come una piccola pennellata che dà valore all’intero quadro senza nascondere i colori sottostanti, una porticina che apre a un intero universo e permette allo spettatore di ricordarsi della sua prospettiva mistificata. Lo sguardo fiero e commosso di quella donna ci dicono che non stiamo assistendo a una parata che ridicolizzi o sfrutti il dolore delle persone che vivono per strada, e che forse non sempre la verità sta nella nudità, nella sottrazione. Forse è proprio questo ciò che l’abilità congiunta di Enzo Cosimi e Antonio Marras ci hanno voluto far sfilare sotto gli occhi.
Le decorazioni dorate, i colori caldi e accesi di quel capo di gran pregio, ci hanno mostrato una regina africana dal passo ora lento, posato, sicuro. La massa enorme del corpo, prima apparentemente goffa, ora appare con un’imponenza regale irraggiungibile. La bellezza vi stupirà, dice il titolo della performance e le bocche aperte degli spettatori davanti a tanta potenza femminile lo testimoniano: è una leonessa emersa dalla polvere di smog che si accumula sui marciapiedi di Milano. Una bellezza che risorge, prepotente, a riconquistare la propria dignità di essere umano, di modello antropologico, prima che di moda.
Miriam Gaudio
La bellezza ti stupirà
regia, video, coreografia Enzo Cosimi
costumi Antonio Marras
Visto a MilanOltre il 22 ottobre 2017
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView