Insegnare etimologicamente si traduce con “lasciare un segno dentro”, o forse meglio “incidere”. Di per sé questa parola non sembra veicolare un giudizio di valore, fatto sta che un’ incisione compiuta dentro la mente e l’emotività di una persona in crescita, è un segno nell’anima, un segno indelebile.
La classe ti catapulta in un mondo sospeso tra la cronaca orale di un’esperienza di disagio e la fantasia quasi horror di pupazzi ugualmente mossi e paralizzati da emozioni. I ricordi sono la rilettura del segno con tutto ciò che comporta lo scollamento spazio-temporale. A un certo punto la regista si infila tra il gruppo dei quasi danzatori e dichiara l’esistenza di un segno scuro: quel baffo nero di suor Lucia, rimasto incastrato nella propria anima. Lei prende atto della scintilla di “Barbablu” (tanto per restare in tema di peli) che le cova dentro, pre guarirne cerca di prendersi cura dei suoi pupazzi e dei suoi pupari, di scaldrli un po’ perché non muoiano di anaffettività.
D’un tratto però si scopre che la suora ha saputo anche amare, cioè ‘Guardare’ un allievo e vederne l’essenza: ciò per cui è venuto al mondo, la materia della sua anima.
A questo punto rimango sospesa nell’inquietudine di una domanda: che cosa mi sta dicendo? Mi sta dicendo che anche nelle persone più sadiche, nelle stuazioni più tetre c’è un fondo di bene e quindi che si deve lottare per “ciò che inferno non è”? Oppure mi sta dichiarando che vivere lungamente nella paura crea legami forti, indelebili e intimi a tal punto da rimanerne invischiati per sempre?
Antonia Pizzetti — LABA Libera Accademia Belle Arti
La classe – un docupuppet per marionette e uomini
Uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | CrAnPi
Collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti, Giada Parlanti, Emanuele Silvestri
Performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti
Scene e marionette Fiammetta Mandich
Con il supporto di Residenza IDRA e Teatro Cantiere Florida/Elsinor nell’ambito del progetto CURA 2018
La recensione è parte del progetto WCritic 2019