Proiezione del documentario La conquista della differenza
di Erik Exe Christoffersen (2013)
Incontro con Eugenio Barba
Cineteca di Milano _ 18 ottobre 2014
In concomitanza con la messa in scena al Teatro dell’Elfo de La vita cronica dell’Odin Teatret (leggi la recensione) la Cineteca proietta il documentario La conquista della differenza di Erik Exe Christoffersen (2013), che ripercorre la storia della compagnia fondata da Eugenio Barba cinquanta anni fa, mostrando stralci dei più noti spettacoli e momenti di training attoriale. La “differenza” menzionata nel titolo allude alla specificità del metodo di lavoro e di vita dell’Odin: dal baratto culturale con le popolazioni che lo ospitano, alla scelta di esibirsi davanti a un pubblico limitato numericamente per mantenere una stretta interazione attore-spettatore.
Segue un incontro con lo stesso Barba, classe 1936: il regista, con piglio da mattatore, solo sul palco, racconta il suo percorso e conquista la platea con carisma ed energia. Ripercorre i giorni dell’Accademia Militare Nunziatella di Napoli e poi la scelta di cercare fortuna in Norvegia; è qui che, dopo aver lavorato come operaio, fonda una compagnia attingendo dagli “scartati” dalla accademia nazionale di arte drammatica. Racconta poi con sincerità le ragioni che lo spingono, nel 1996, ad accettare l’ospitalità di un piccolo comune della provincia danese, Holstebro: i costi della grande città, ma anche il desiderio di sperimentare con più libertà, senza essere in concorrenza con le altre realtà culturali della capitale e sotto lo sguardo talvolta troppo vigile della critica. Particolarmente accorato è il ricordo dei viaggi in Sud America: proprio qui Barba afferma di aver sperimentato la forza comunicativa del teatro, capace, con un semplice gesto o un canto improvvisato “di innescare un piccolo cambiamento in popolazioni schiacciate dalla dittatura e dalla miseria e di risvegliarne la coscienza civile”.
Molti gli episodi che Barba sceglie di rievocare, stimolato anche dalle domande di un pubblico attento e partecipe. Holstebro, primo periodo di permanenza: gli abitanti scrivono indignati al giornale locale, perché il sindaco ha deciso di spendere denaro pubblico per una compagnia invece che per la costruzione di un nuovo parcheggio. Tanta ostilità si ammorbidisce quando i residenti, dalla rigorosa fede calvinista, si accorgono che anche gli attori iniziano a lavorare alle sette di mattina e si tramuta in orgoglio quando l’Odin diventa una realtà sempre più nota e apprezzata a livello internazionale.
Commosso è poi il ricordo dei tre anni con Grotowski nella Polonia comunista degli anni Sessanta: anni fondanti, che segnano per Barba la fine delle giovanili illusioni sul socialismo reale e i germi per la fondazione di un nuovo teatro (è del 1976 il Manifesto del Terzo Teatro) orientato più al lavoro laboratoriale e al training dell’attore che alla performance.
Barba si mostra, persino in questo breve incontro, incline a soffermarsi su questioni pratiche e sulla gestione concreta della vita di compagnia, parte integrante della sua visione: tutti i componenti del gruppo – che provengono da tre continenti e in buona parte hanno condiviso fin dall’inizio il percorso dell’Odin – ricevono la stessa paga e si occupano anche delle mansioni pratiche e dell’animazione culturale. È un segnale, di cui Barba va molto fiero, di come sia possibile, nel “piccolo” del teatro, realizzare quei principi di giustizia e uguaglianza che le utopie politiche non sono riuscite a portare nella società.
Simona Lomolino