di Sebastiano Depperu
L’articolo individua il metodo utilizzato da Pasolini per tradurre o traslare, traslare l’anima di un testo dalla lingua in cui è chiusa, dal suo corpo morto, in un’altra lingua, in un altro corpo vivente: Il Vantone e l’Orestiade . L’autore esamina l’antico in modo tale pensare che la ragione sia un dono che ritorna nelle menti delle persone che vivono le risorse della propria esistenza dedicandole alla scoperta di componenti: componenti umane, terrene e insieme consapevoli della libertà di ogni singolo individuo; in quanto spontanea conseguenza dell’anima del mondo, in perpetuo movimento, movimento il cui motore propulsore è la ragione. Malgrado il medesimo procedimento stilistico accomuni sia l’ Orestiade che il Vantone , si devono rilevare le molte differenze che intercorrono tra queste due operazioni di traduzione. Palese è la diversa origine delle opere: la prima è tratta da tre tragedie greche arcaiche, l’altra da una commedia latina; nel primo caso è adoperata la lingua italiana, in metrica libera; nel secondo caso, invece, il traduttore utilizza il dialetto in settenari rimati.