di Albina Abbate

Nell’Agamennone, i sogni spesso ricordati in contesti che ne enfatizzano caratteristiche tradizionalmente ritenute negative. Tuttavia essi hanno un ruolo solo apparentemente marginale: per quanto occasionali possano apparire e non direttamente connessi all’actio, i riferimenti al mondo onirico si collocano in alcuni punti della vicenda di grande impatto drammatico.

Il sogno è inizialmente connotato come il simbolo tout- court della mancanza radicale che la sentinella lamenta nel prologo (vv.12ss.), nonché della debolezza fisica estrema nel canto del coro composto dai vecchi cittadini di Argo (vv. 79ss.); questi ultimi e la regina Clitennestra non esitano a definirlo ancora negativamente, richiamandolo in quanto pura impressione della mente ottenebrata dal sonno (vv. 274ss). Anche quando l’immagine onirica- ricorda ancora il coro- si ammanta di una piacevole ambiguità, quest’ultima è generalmente destinata a rivelarsi illusoria (vv. 420ss.) e ingannevole (vv. 489ss.). L’insieme delle caratteristiche negative attribuite alla visione onirica nel corso del dramma sembra trovare un’applicazione pratica nel discorso falsamente adulatore della regina (vv. 889ss.): qui il ricordo dei sogni si avvale proprio dalla loro ambiguità e dal riconoscimento occulto della loro potenziale affinità con la menzogna. Seppure ancora in forma ambigua e dissimulata, il richiamo dei sogni comincia, però, ad avere la funzione di anticipare e rappresentare la realtà, come anche nel terzo stasimo (vv. 980s.), dove le visioni oniriche non sono più raffigurate come fatue fantasie che non influiscono in alcun modo sul reale, ma sono invece l’emblema di un presentimento indistinto eppure minaccioso, che- proprio mentre incombe la morte di Agamennone – annuncia pericoli da stornare. Svelando la cruenta storia della famiglia di Atreo (vv. 1217-1222), mentre è in preda alla possessione entusiastica, la profetessa Cassandra assimila l’apparizione dei defunti figli di Tieste ad una sinistra visione onirica: anche quest’ultima, con il suo linguaggio oscuro e la sua ambigua simbologia, proprio come la profezia, accavalla i diversi piani temporali e svela la verità.