26 novembre – 2 dicembre 2018
1. Benvenuto umano di Collettivo Cinetico al Teatro Franco Parenti in collaborazione con Triennale Teatro dell’Arte
Una danza, un dialogo, un punto d’incontro tra Oriente e Occidente. Ma non solo: Benvenuto umano è anche rappresentazione del corpo nella sua dimensione simbolica e soprattutto organica. Ultima tappa di un progetto decennale “ispirato alle eterotopie e eterocronie foucaultiane”, lo spettacolo riassume i temi più cari alla coreografa e danzatrice Francesca Pennini, fondatrice di compagnia CollettivO CineticO. Il titolo rimanda alla medicina tradizionale cinese, tuttavia, come a ricordare il continuo scambio culturale dell’era globale, Occidente e Oriente si avvicinano e si intrecciano attraverso molteplici connessioni. Anche la scenografia si fa portavoce di questo parallelismo: da una parte il richiamo alle stampe giapponesi e dall’altra agli affreschi di Palazzo Schifanoia a Ferrara. Un affresco e un rituale comunitario a cui il pubblico partecipa sotto la guida dei performer.
#nuovilinguaggi #danza #performance
2. Il paese che non c’è di Gianluigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno al Teatro Elfo Puccini
Voci di un popolo, quello curdo, giunte in Italia attraverso il mare: un tema di scottante attualità, un dramma del presente. Il paese che non c’è – viaggio nel popolo delle montagne si inserisce in un mondo in cui la parola “libertà” è sulle labbra di tutti. Libertà di parola, di pensiero, dell’individuo… ma qui si parla di chi lotta ogni giorno per conquistarla, di chi percorre il mare su navi malridotte, di chi vuole per sé un popolo e non uno Stato. I due narratori Gherzi e Saccomanno presentano la storia di una resistenza sulle montagne e nel deserto. Non si tratta di un semplice racconto, ma del frutto di un progetto che, con la collaborazione dell’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia e di Gruppo Umana Solidarietà “G.Puletti” onlus, riporta la voce di chi è sbarcato sulle coste italiane. Un appuntamento con il presente al quale non si può mancare.
#sguardisulpresente #prosa #narrazione
3. Hate radio di Milo Rau a Teatro LaCucina (stagione Zona K)
E se quello che vediamo in televisione o quello che ascoltiamo alla radio in macchina fosse una menzogna destinata a smantellare pezzo dopo pezzo la nostra vita fino al suo annientamento? Hate Radio è un’indagine sul ruolo che ha avuto la comunicazione di massa nel diffondere e fomentare l’ideologia razzista. Lo sguardo è rivolto al più brutale genocidio della fine della Guerra Fredda, quello che avvenne in Rwanda ad aprile, maggio e giugno 1994, e alle colpe della RTLM/Radio-Télévision Libre des Mille Collines. Attraverso una ricostruzione basata sulle testimonianze dei sopravvissuti al genocidio, Milo Rau mette in scena quelle parole diffuse dalla stazione radio che non furono altro se non preludio di morte. Un documento di un capitolo della storia ancora troppo poco indagato, di un passato non così lontano e una riflessione sulle potenzialità dei media in un mondo sempre più connesso.
#nuovilinguaggi #international #radio
a cura di Ilaria Moschini