27 gennaio – 3 febbraio 2019_Milano

1. Schwanengesang D744 di Romeo Castellucci a Triennale Teatro dell’Arte

Concedetevi di sospendere i ritmi frenetici cittadini e di abbandonarvi a ciò che succede. Anche se sembra non succedere niente. Un palco vuoto, nero, di vinile, il pianoforte di Alain Franco e il soprano Kerstin Avemo, mentre il Canto del Cigno di Schubert risuona chiaro. L’effetto sarà impercettibile o dirompente, a seconda dei casi: certo è che si insinuerà nel profondo per concretizzarsi nella seconda, perturbante, parte del lavoro. Provate per credere: Romeo Castellucci, del resto, è una garanzia quando si tratta di sorprendere. Qui il padre della Societas parla il linguaggio universale della musica per trasportarvi in una catarsi alla scoperta del senso di solitudine che grida silenzioso dentro di voi. Non perdetevi e non perdetelo!

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2. L’Ammore nun’è ammore di Lino Musella al Teatro Franco Parenti

Shakespeare è a teatro questa settimana, ma non con i suoi drammi. L’ammore nun’è ammore è infatti una recitazione-fiume dei sonetti del Bardo, trasportati dalla corrente delle musiche di Marco Vidino. Come ci suggerisce il titolo, però, la lingua inglese elisabettiana lascia il posto al napoletano, quella di Dario Jacobelli, artista scomparso nel 2013, che ha tradotto e riadattato i testi di Shakespeare. Sul palco se ne fa carico invece il bravo Lino Musella: tocca a lui condurre il pubblico attraverso i trenta componimenti dell’autore più amato di tutti i tempi, immergendosi in temi sconfinati ed eterni. Una sfida in versi.

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3. I (to be defined) di Benno Steinegger a MTM/Teatro Litta

Non sono gli altri a dirti chi sei. O forse sì. È durata due anni la raccolta di materiali per lo spettacolo-esperimento di Benno Steinegger: il regista e performer ha chiesto a chiunque lo abbia incontrato di descriverlo. Ognuno ha un punto di vista sommario: il medico ne profila una diagnosi, lo sciamano ne esplora l’inconscio. Ad aspettarvi sul palco però è una visione caleidoscopica di queste prospettive ristrette, per mostrarvi un mosaico composito del suo sé. Nella suggestiva Sala La Cavallerizza del Teatro Litta, nell’ambito della rassegna Apache arriva lo spettacolo vincitore del premio Nordic Fringe Award 2017. Voi come lo definirete?

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Micol Sala