4-10 marzo 2019_Milano

1. Macbetto di Roberto Magnani a Olinda-Teatrolacucina

Prendete Shakespeare, le sue forme drammatiche sempre attuali, inedite e paradigmatiche, aggiungete un po’ del Gadda sperimentale, creatore e modellatore della lingua, colui che ha riflettuto su quello gnommero che è la realtà, per capirci; senza perdere alcun pezzo, recuperate poi qualcosa di Verdi, della musicalità e del ritmo che lo hanno contraddistinto. Ora, questo nucleo così poco uniforme, provate a degradarlo… non a peggiorarlo – sia chiaro – ma a ricondurlo alla sua corporalità più nuda, all’essenza più cruda, cercando di pensare all’essere umano e al rapporto profondamente viscerale che instaura con il potere e la sessualità. Se vi troverete di fronte una scena contraddittoria, nera e magmatica, ma allo stesso tempo intrigante e affascinante, ci siamo! Il Macbetto di Testori rivisto da Roberto Magnani – che porta inscritto nel suo percorso un apprendistato di vent’anni al Teatro delle Albe – ha tutta la forza di una rappresentazione che non ha paura di entrare nei luoghi più bui dell’animo umano, senza alcuna riverenza verso se stessa né verso il linguaggio, per risalire alle origini delle ossessioni e rimetterle in discussione.

#nuovaregia #classicicontemporanei #gadda

2. Blatte di Parsec Teatro a Teatro i

I NEET – young people Not in Education, Employment or Training – rappresentano quei giovani in difficoltà in una società disgregata, pervasa dalla solitudine e assillata dalla competizione. Ad altre latitudini prendono il nome di Hikikomori, ed è di loro di cui parla Blatte, scritto da Michelangelo Zeno, giovane drammaturgo formatosi alla corte della Paolo Grassi così come Girolamo Lucania, impegnato alla regia. In un mondo non meno possibile del nostro – forse per il momento solo un po’ più distopico e ironico – la storia di Alex ci porta a riconsiderare i valori, le aspettative e i progetti di una generazione sfiduciata e delusa, quasi prossima all’annullamento di se stessa. Una condizione insopportabile capace di far emergere domande inimmaginabili: «e se forse le blatte, imperturbabili, vivessero meglio di noi?». Il testo segnalato dalla giuria di Premio Hystrio scritture di scena 2018 ci guida, seguendo le tracce di Shakespeare e Kafka, in un’analisi che vuole sondare l’instabile terreno su cui poggiano le nuove generazioni.

#nuovadrammaturgia #sguardisulpresente #provadattore

3. Storia di un oblio di Roberto Andò al Teatro Franco Parenti

«E il procuratore ha detto che un uomo non può morire per così poco, che non è giusto morire per una lattina di birra…», inizia così il testo di Laurent Mauvignier, Storia di un oblio che più che romanzo è un unico, lungo discorso di un uomo che ha vissuto sulla propria pelle una violenza esagerata, sproporzionata. Roberto Andò, in pausa dal grande schermo, ha scelto di portare sulla scena attraverso l’interpretazione di Vincenzo Pirrotta un monologo difficile, che si fa carico di trovare una spiegazione a tanto dolore, di interrogarsi sul peso della quotidianità e del prezzo di una vita. Ad essere chiamata in giudizio è la violenza, quella stessa che riempie le nostre pagine di cronaca, quella gratuita e sconsiderata, di cui potrebbe essere vittima chiunque. Per lo spettatore è l’occasione di porsi in dialogo con il testo, lasciandosi sconvolgere i sentimenti e cercando di combatterne l’assopimento a cui la monotona quotidianità sembra condannarci.

#monologo #provadattore #adattamentiletterari

Chiara Paoletti