25-31 marzo 2019_Milano
1. LA PLAZA di El Conde de Torrefiel a Triennale Teatro dell’Arte
È forse possibile che degli uomini senza volto riescano a dialogare fra di loro? Oppure che un semplice fondale bianco si trasformi improvvisamente nella piazza di una città? O ancora: che la nostra percezione del tempo e dello spazio si espanda oltre i limiti di ciò che ci circonda? A vedere LA PLAZA, l’ultimo lavoro del collettivo spagnolo El Conde de Torrefiel, la risposta è decisamente affermativa. In questo universo onirico il palcoscenico diventa un’agorà brulicante di personaggi: dai loro nomi, dai loro corpi e dalle storie che raccontano, lo spettatore potrà comprendere quali sono le tensioni profonde che si agitano nella nostra società, attraverso uno sguardo penetrante e profondamente inquietante sui cambiamenti radicali e incontrollabili che ci investono continuamente. Ma mentre la civilizzazione avanza con forza sulla strada del progresso, la realtà diventa sempre più impenetrabile e incomprensibile. Solo all’immaginazione viene affidata la possibilità di dare un sollievo, di preconizzare un futuro migliore: un tempo in cui i nemici saranno ormai sconfitti; un luogo in cui forte soffierà il vento della speranza.
#international #sguardisulpresente #nuovilinguaggi
2. Accabadora di Veronica Cruciani al Teatro Franco Parenti
“Acabar”, cioè finire, in spagnolo; e l’“accabadora”, in sardo, è colei che, nerovestita, visita le case dei moribondi per far terminare con il gesto amorevole di una madre – l’ultima madre – le loro pene. Ma non solo di morte parla questo lavoro che Veronica Cruciani, con la complicità drammaturgica di Carlotta Corradi, ricava dall’acclamato romanzo di Michela Murgia già vincitore del Campiello nel 2010. Sul palco spetta ad Anna della Rosa, sola in scena, a dare la voce a Maria Listru, “figlia dell’anima”, ovvero figlia adottata, dall’accabadora Tzia Bonaria: un legame fortissimo il loro che la regia di Cruciani sceglie di mostrare con decisione. Un monologo che va oltre il testo della Murgia per mostrare l’inedita interiorità di una Maria già adulta, tornata a casa per misurarsi col passato: la scena pulsante di luci, suoni, immagini è allora un luogo organico, scatola cranica di Maria, dove la protagonista si fa, allo stesso tempo, figlia e madre, in confronto serrato con la donna che ama e teme e forse non ha mai conosciuto del tutto. Di fronte al capezzale della Tzia – o al ricordo di esso – lo spettatore è costretto a interrogarsi su cosa sia la morte o la compassione, su cosa sia lecito e cosa no, sull’amore ferito capace di perdonare: un atto di crescita, per pacificarsi e continuare a vivere.
#monologo #MichelaMurgia #adattamentiletterari
3. Beyond Fukuyama di Renzo Martinelli al Teatro Filodrammatici di Milano
La realtà sembra assomigliare sempre di più a un film horror di bassa categoria dove, al posto degli zombie, sono gli smombie a invadere il mondo. Il neologismo sta a indicare tutti coloro che sono schiavi del telefonino (letteralmente smartphone zombies) a tal punto da non riuscire a staccarsene nemmeno mentre camminano per strada. Ma questa definizione potrebbe riferirsi, in diversa misura, a ciascuno di noi, influenzati come siamo dalla tecnologia in ogni aspetto della nostra quotidianità. È questo uno dei punti di partenza dell’ultima opera del giovane drammaturgo austriaco Thomas Köck, il cui titolo si richiama al noto politologo Francis Fukuyama, autore del saggio La fine della storia. Nella rielaborazione firmata da Renzo Martinelli (regia) e Francesca Garolla (dramaturg), cinque attori portano in scena – in uno spazio più evocato che rappresentato – una società in cui il controllo sulla massa viene effettuato attraverso l’analisi dei profili e delle attività online, improvvisamente resi pubblici. Attraverso giochi di parole e un brillante umorismo, lo spettacolo si propone di trovare un possibile happy ending a una vicenda alquanto verosimile.
#sguardisulpresente #nuovadrammaturgia #socialnetwork
Angela Bonadimani, Michele Ponti, Gabriele Orlandi