15-21 aprile 2019_Milano
1. Il costruttore Solness di Alessandro Serra al Piccolo Teatro Grassi
Quando una vita viene costruita sull’inganno è inevitabile che prima o poi crolli. E il fragore che fa cadendo è tanto più forte quanto più questa è stata piena di falsità. È il destino che tocca all’anziano e affermato costruttore edile protagonista de Il costruttore Solness, opera della maturità di Henrik Hibsen che rivive nella regia onirica e simbolica di Alessandro Serra – già vincitore del Premio Ubu come miglior spettacolo nel 2017 con Macbettu – che ha ideato anche le scene, le luci e i costumi. Solness, interpretato da Umberto Orsini, vede pian piano cadere tutto ciò che aveva costruito ed è tormentato dal senso di colpa per un imbroglio compiuto in gioventù; fino a quando non irrompe sulla scena Hilde (Lucia Lavia), giovane donna riaffiorata dal suo passato, che gli offre una possibilità di riscatto. Grazie a lei e alla sua ventata di amore e giovinezza egli cercherà disperatamente di puntellare le rovine di quel che rimane della sua vita. Riuscirà a evitare il collasso? Il Piccolo vi aspetta per darvi la risposta.
#regiadautore #provadattore #classicicontemporanei
2. Duetto in ascolto di Camilla Monga / Deserto digitale di Nicola Galli a Triennale Teatro
Doppio appuntamento coreografico in Triennale mercoledì 17 per FOG festival. Si incomincia con Duetto in ascolto, spettacolo frutto della creatività di due fra i talenti più apprezzati della nuova scena italiana: la coreografa Camilla Monga e il compositore Zeno Baldi. I due artisti si fanno interpreti di un’unica partitura per eseguire un dialogo che evochi forme e immagini fuori dall’ordinario, solitamente escluse dal recinto del nostro sguardo indagatore. Il duetto tra corpo danzante e suono crea, auspice il sistema di specchi sul palco, una moltiplicazione delle possibili prospettive attraverso cui vedere il mondo e ci apre le porte di un piacevole gioco ipnotico dal quale non vediamo l’ora di farci catturare. A seguire Deserto Digitale, composizione coreografica ideata da Nicola Galli e dedicata alla rivoluzionaria ricerca musicale di Edgard Varèse. Se entrando in sala vi doveste imbattere nell’indicazione che «lo spettacolo contiene nudità» non dovete preoccuparvi: non è una minaccia, ma un indizio. Lo spettacolo, infatti, è un conturbante e viscerale viaggio sensoriale che si snoda in un mondo dall’atmosfera irreale e psichica, densa di gestualità, suoni e colori; qui si agitano tre figure umane che cercano di creare il loro personalissimo atlante dell’animo umano, una sorta di lente d’ingrandimento che indaghi l’universo caleidoscopico della nostra interiorità. La loro ricerca è visionaria e suggestiva e li porta a scoprire la rivolta silenziosa delle emozioni che emerge dal fondo dell’animo e lascia scoperte tutte le debolezze: è questa la nudità di cui aver veramente paura.
#danza #FOG #doppiospettacolo
3. WildHome di Ravid Abarbanel al PimOff
Chissà se il Cesare Pavese de La luna e i falò, che tanto ha sofferto la lontananza dalle sue terre d’origine, si troverebbe d’accordo con Ravid Arbanel, coreografa e danzatrice israeliana per la prima volta a Milano, che con la sua produzione WildHome cerca di indagare tutti i possibili significati del concetto di casa, intesa come condizione mentale, come territorio, o come nazione. In scena insieme a lei, i due danzatori spagnoli Mario G. Sáez e Carmen Larraz la accompagnano, alla ricerca delle proprie origini, lungo il percorso della sua esperienza personale di ebrea discendente da una prestigiosa famiglia che per secoli ha abitato in Spagna e poi è stata costretta a vagare per l’Europa senza avere un dimora fissa. Non sappiamo quanto abbiano in comune lo scrittore langarolo e l’artista israeliana, ma su una cosa si troverebbero sicuramente d’accordo: «un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via».
#danza #masterclass #international
Gabriele Orlandi