13-19 maggio 2019_Milano
1. Tú amarás di Bonobo a Triennale Teatro dell’Arte
Alla vigilia di un’importante conferenza internazionale, mentre un’equipe di dottori sta preparando un intervento sul tema del pregiudizio in ambiente medico, alcuni extraterrestri, gli Ameniti, atterrano pacificamente sulla terra per abitarvi. L’atmosfera è surreale e fantascientifica, ma le questioni che emergono non potrebbero essere più reali e concrete: da una parte, infatti, ci sono i medici, persone con la missione di salvare vite e con il loro carico di pregiudizi e buone intenzioni; dall’altra ci sono i nuovi stranieri: incompresi, emarginati e temuti. Questi esseri venuti dal nulla ci offrono la loro presenza e le loro storie di diversità; sta a noi provare a rendere quel nulla un po’ meno nulla; provare a oltrepassare le categoria di “altro” e “straniero”, che non spiegano niente della complessa vita degli esseri umani; provare a comprendere il ginepraio di violenza, lutti, oppressione da cui scappa chi cerca una nuova casa in un posto lontano. La giovane compagnia cilena Bonobo ci propone, in Tú amarás, una via per poter fare tutto questo. Preparatevi a un’incredibile (e divertente) lezione sull’ignoranza degli uomini.
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2. Educarsi alla libertà di Mimmo Sorrentino al Teatro Elfo Puccini
“Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza”. Così il filosofo tedesco Walter Benjamin sintetizzava il significato profondo del capolavoro di Goethe Le affinità elettive; e così si potrebbe, forse, sottotitolare Educarsi alla libertà, la trilogia di spettacoli che Mimmo Sorrentino porta in scena all’Elfo con le detenute di alta sicurezza del carcere di Vigevano. Il progetto, che ha ricevuto l’Alto Patrocinio del Ministero di Giustizia, nasce dall’ascolto delle storie delle detenute stesse, nessuna delle quali, però, recita la propria. L’infanzia protetta e paradossalmente tutelata di otto donne, condannate per aver rivestito ruoli importanti nelle gerarchie criminali, è il tema del primo movimento della serie, L’infanzia dell’alta sicurezza. Mentre al racconto dei sanguinosi delitti di cui le detenute-attrici sono state testimoni è dedicato il secondo spettacolo, Sangue; protagonisti, qui, sono i loro corpi, segnati dalle (vere) ferite di un dolore di cui stanno ancora scontando la colpa. Benedetta, infine, racconta l’esperienza dell’essere donna in un contesto di criminalità organizzata. Alla fine degli spettacoli le attrici continueranno a essere detenute, ma (forse) le loro sofferenze saranno state un poco alleviate, perché a questo serve il teatro: a riscattare una grigia realtà con il bagliore della speranza.
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3. Tango glaciale reloaded (1982-2018) di Mario Martone al Teatro Franco Parenti
Tango glaciale di Mario Martone è stato, nel 1982, una sorta di spettacolo-manifesto, l’espressione più emblematica di una generazione di giovani registi che parevano allora destinati a mutare volto al teatro italiano. Questa creazione, in particolare, era una perfetta sintesi di immagine, musica, movimento, coreografia, luci: diapositive che ricostruivano l’avventura domestica di tre personaggi attraverso i vari ambienti, dal salotto al bagno alla cucina. Oggi il regista ripropone lo spettacolo con interpreti giovanissimi e, a distanza di trentacinque anni, “conferma il carattere rivoluzionario del progetto”. In questa versione reloaded – curata da Raffaele Di Florio e Anna Redi – l’elemento che colpisce in maniera immediata lo sguardo dello spettatore è l’utilizzo dello spazio scenico: una griglia spaziale crea dodici ambienti diversi, che scandiscono le tappe di un viaggio dall’ordinario al fantastico, in un itinerario poetico che porta oltre le frontiere dell’immaginazione, dove si perde qualsiasi riferimento e il mondo si trasforma.
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Gabriele Orlandi