13 – 19 gennaio 2020_Milano
1. Misericordia di Emma Dante al Piccolo Teatro Grassi
Se ne parla da tempo, Emma Dante torna al Piccolo Teatro con una nuova produzione. Un ritorno, non solo fisico, nel luogo che negli ultimi anni ha accolto gli spettacoli della regista, ma soprattutto drammaturgico: ai suoi personaggi, alle sue ambientazioni, alla sua lingua. Anna, Nuzza e Bettina, magliaie di giorno e prostitute di notte sono costrette dalla necessità alla convivenza in un tugurio. Parlano un dialetto stretto, mai addolcito a favor di pubblico, che nella sua crudezza trasmette tutte le sfaccettature della disperazione e della vitalità delle loro esistenze. Oltre al destino di miseria, a unire le tre donne è la convivenza con un ragazzo menomato, figlio di nessuna di loro, un pezzo di legno, che ha per padre tale Geppetto, un falegname violento. Son tempi di Pinocchio, Garrone insegna…
C’è più di un mese per vedere questa «favola contemporanea» e per i più appassionati, il 15 e il 22 gennaio sono in programma due incontri con la regista e con la compagnia nel Chiostro Vinchi del teatro.
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2. La commedia della vanità di Claudio Longhi al Piccolo Teatro Strehler
Immaginiamo che oggi, improvvisamente, l’uso di specchi venisse vietato, i ritratti bruciati, gli youtuber arrestati: in una parola, la vanità bandita. L’esercito dei selfie sarebbe pronto a marciare contro questa ingiustizia? E se questa legge, spinta alle estreme conseguenze, portasse all’affermazione di una dittatura dell’anonimato? Su questi temi, in tempi non sospetti, rifletteva Elias Canetti in una delle sue opere meno conosciute, ma più calzanti per raccontare il nostro presente. Claudio Longhi, con un gruppo di trenta fra attori e musicisti e un impianto scenico imponente, porta in scena questa riflessione politica e sociale, con la dose di ironia necessaria a raccontare con la giusta distanza ciò che ci è contemporaneo.
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3. Platonov di Mulino di Amleto al Teatro Fontana
Čechov aveva 21 anni quando scrisse su fogli sparsi, Platonov, un’opera teatrale mai pubblicata in vita, nascosta dalla sorella dell’autore in una cassetta di sicurezza a Mosca e ritrovata da un gruppo di studenti russi solo negli anni ’20 del Novecento. A metterla in scena è la compagnia torinese Il Mulino di Amleto, finalista proprio con questo spettacolo per il premio Rete Critica 2019. Imprigionati in un’estate che sembra non finire, i protagonisti del dramma tentano di sbrogliare un intreccio di relazioni complesso e di cancellare le loro infelicità con fiumi di vodka. Siamo tutti invitati a prendere parte a questa festa in cui sarà impossibile, tra un bicchiere e l’altro, non riconoscere una parte di noi stessi.
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a cura di Camilla Lietti