3-9 febbraio 2020_Milano

1. Guerra santa di Gabriele Russo/Fabrizio Sinisi al Teatro Elfo Puccini

Fino a qualche anno fa la parola “jiahd” era sulla bocca di tutti: lo imponeva la cronaca degli attentati, gli estremismi sfociati nel sangue, le rivendicazioni dei gruppi armati. L’Europa era costretta a (ri)scoprire che la santità della guerra non era appannaggio solo della cristianità e delle sue crociate. Eppure nel Corano con jihad, ricorda Fabrizio Sinisi – che con questo testo ha vinto il Premio Testori 2018 – si rimanda semplicemente allo sforzo interiore del credente per migliorare la propria spiritualità, a un dissidio teologico per raggiungere la propria verità attraverso la dialettica e lo scontro intellettuale. Sta allora alla regia di Gabriele Russo far battagliare in scena a colpi di argomentazioni e istanze i due protagonisti della vicenda: un reverendo e una foreign fighter interpretati da Andrea Di Casa e Federica Rosellini – attesa tra qualche settimana anche al debutto del nuovo Amleto latelliano. Un teatro di parola che si fa teatro dell’anima, con uno sguardo lucido sulle contraddizioni del nostro presente.

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2. Fame mia di Serena Sinigaglia al Teatro Libero

«La fame sono io. Per fame, intendo quel buco spaventoso di tutto l’essere, quel vuoto che attanaglia, quell’aspirazione non tanto all’utopica pienezza quanto alla semplice realtà: là dove non c’è niente, imploro che vi sia qualcosa». Così Amélie Nothomb descrive se stessa in un passo di Biografia della fame, testo in cui la donna racconta una delle fasi più complesse della sua vita vissuta tra Belgio, Giappone, Cina, Bangladesh, New York. Ma è il taglio più ironico e irriverente del romanzo quello su cui fanno leva Annagaia Marchioro e Gabriele Scotti nell’ispirarsi alla vicenda della celebre scrittrice. Come nel testo di partenza, in Fame mia è l’autobiografia la chiave di racconto. Ne nasce un monologo, per la regia di Serena Sinigaglia, in cui si avvicendano le molte figure che popolano le esistenze di ognuno di noi: macchiette accanto a personaggi fuori dal coro che, attraverso uno sguardo “gastronomico”, restituiscono un (saporitissimo) quadro del nostro Paese.

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3. Supermarket di Gipo Gurrado al Teatro Fontana

Il supermercato è un luogo che noi tutti, volenti o nolenti, frequentiamo. Ma è solo per fare la spesa che ci muoviamo veloci e determinati tra un banco e l’altro? E che dire di quel nervosismo che spesso percepiamo quando veniamo superati in coda o quando il carrello di un altro cliente intralcia la nostra corsa? Gipo Gurrado che cura libretto, musica e testo (insieme a Livia Castiglioni), cattura i tic e le nevrosi che, malcelate una cortesia affettata, gli avventori del supermercato sfogano tra i corridoi, campo di battaglia dei nostri istinti. Supermarket è un bestiario contemporaneo, cantato e ballato da nove giovani interpreti, in cui l’ironia offre una riflessione senza sconti sul nostro tempo: a fare da sottofondo i bip dei codici a barre che continuano, a rimo regolare, a passare sui lettori delle casse, indifferenti alla tempesta delle vicende umane.

#musical #indipendente #comico

Camilla Lietti e Corrado Rovida