27 gennaio – 2 febbraio 2020_Milano

1. Bermudas di MK a Triennale Teatro

Un generatore di energia, un meccanismo coreografico ipnotico, che prende vita progressivamente davanti agli occhi del pubblico. Bermudas (il titolo — dichiara la compagnia — è stato scelto proprio per la sua portata “energetica”) mette in scena la nascita di un linguaggio condiviso, ispirato alle teorie del caos e ai sistemi di riproduzione della natura. A ognuno dei tredici danzatori il compito di portare sulla scena un elemento che, pur mantenendo la propria individualità, si integri con quello dell’altro. La compagnia MK, giocando sulla continua  variazione e reiterazione del movimento, costruisce una dimensione che dilaga progressivamente oltre i confini del palcoscenico; quasi a dirci che danza e vita quotidiana non sono altro che le due componenti di una stessa equazione.

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2. Un nemico del popolo di Massimo Popolizio al Piccolo Teatro Strehler

Vi ricordate i fratelli Lehman, quell’intreccio di famiglia e potere che Luca Ronconi raccontò con puntuale maestria alla sua ultima regia? A duellare a colpi di bravura c’erano allora, tra gli altri, Massimo Popolizio e Fabrizio Gifuni, fratelli dalla visione contrastante sulle politiche imprenditoriali che andavano adottate verso un successo a stelle e strisce.  Un nemico del popolo che ora vede Popolizio non solo come interprete ma anche come regista, sembra, almeno sulla carta, riannodare le fila di quel discorso. Non solo perchè il testo di Ibsen si sposta dalle gelide lande del nord Europa alle più calde regioni di un’America sull’orlo della grande depressione, ma centro  della vicenda è proprio uno scontro adelfico, il cui esito influenzerà le sorti collettive della comunità. Una riflessione sul potere e le sue implicazioni politiche che, con “provvidenziale” riferimento ecologista, sembra ben richiamare il nostro presente. Chissà se Maria Paiato, chiamata a interpretare in abiti maschili il coprotagonista, terrà testa all’istrionico Popolizio. Non resta che scoprirlo.

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3. Itaca per sempre di Andrea Baracco a Teatro i

Cosa sarebbe accaduto se, tornato dal lungo peregrinare alla sua petrosa isola, il prode Ulisse non riuscisse a convincere l’amata sposa della sua reale identità? Lo spunto narrativo tracciato da Luigi Malerba in uno dei suoi romanzi più celebri apre le porte a una riflessione introspettiva, su come l’identità si nutra e si configuri soprattutto a partire dall’altro, da una dimensione relazionale. Ma è anche l’occasione per dare luce alla voce di Penelope che, nel poema omerico, rimane ancellare rispetto alla figura dell’eroe dal multiforme ingegno. La sfida di Andrea Baracco, recentemente confrontatosi a teatro con un’altra prova letteraria – Il maestro e Margherita visto allo Strehler in questa stagione– è quella di restituire tutta l’intimità di una coppia, di una Penelope e di un Ulisse guardati come due esseri umani a confronto. Un’antiepica emotiva, delicata e intelligente, che ribalta la scena trasformando in “mito” il nostro quotidiano.

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Camilla Lietti e Corrado Rovida