7-13 marzo 2016_Milano
Per la seconda volta in poco tempo, la piccola realtà nel cuore del quartiere Isola assesta uno strike: dopo l’ospitalità di Rimini Protokoll, Zona K si è aggiudicata la prima apparizione milanese di quello che secondo molti è lo spettacolo più interessante del 2015. L’attrice icona dei Motus, Silvia Calderoni, si concede un coraggioso monologo-performance partendo dal proprio vissuto: al centro del lavoro, il problema della definizione di genere (ma non solo) nella società contemporanea. Uno spettacolo capace di scuotere lo spettatore e di toccare temi universali: da vedere, per chi pensa che il gender sia una questione per pochi e un po’ di moda.
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2. Villa dolorosa regia di Roberto Rustioni al Franco Parenti
Ci sono molti modi per giocare con i classici. Rebekka Kricheldorf, giovane ma affermata autrice tedesca (arrivata in Italia grazie al progetto Fabulamundi) ha provato a raccontare la contemporanità partendo dalla struttura delle Tre Sorelle di Checov: gli stessi personaggi si ritrovano, in occasione di tre compleanni consecutivi, a confrontarsi su gioie e fallimenti. La regia è di Roberto Rustioni, che ha già dimostrato con I tre atti unici una predisposizione per le istanze più sottili della drammaturgia cechoviana. I ritmi dello spettacolo sono serrati e si ride degli aspetti surreali dell’esistenza: come appare incoerente e autolesionista, da quel palco, l’essere umano!
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3. Socialmente di Frigoproduzioni al Pim Off
Torna a Milano lo spettacolo di esordio di un giovanissimo duo – Francesco Alberici e Claudia Marsicano – che, dal debutto nel 2014, ha continuato a convincere e divertire critica e spettatori: una surreale fotografia della generazione social network, tra alienazione e nonsense. La drammaturgia assorbe come un blob le scorie del contemporaneo (aspettatevi di sentire cantare “Il pulcino Pio”) e le restituisce cambiate di segno. Dai silenzi, dai dialoghi cinico-spiazzanti alla Beavis & Butt-head, dagli occhi vuoti dei due interpreti, potremo comprendere le derive del mondo 2.0 più che da un trattato di sociologia.
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A cura di Maddalena Giovannelli