19-25 dicembre
“Altro non presentava alla sua fantasia che incantamenti, contese, battaglie, disfide, amori affanni e impossibili avvenimenti. A tal eccesso pervenne lo stravolgimento della fantasia, che il povero cavaliere usciva di senno”. Miguel de Cervantes non attende nemmeno una pagina per avvisarci di quanta poca fiducia si debba porre nel suo protagonista e nella realtà che ci propone. A quattrocento anni dalla morte del grande autore spagnolo, viene finalmente concessa al suo personaggio la possibilità di una replica: Fausto Russo Alesi interpreta un Don Chisciotte che, solo in scena, ci può raccontare senza alcun filtro l’audacia delle sue imprese, la crudeltà del suo antagonista Frestone e la bellezza della sua amata, Dulcinea. Marco Rampoldi dirige questa messa in scena, in occasione dell’ormai consueto appuntamento “Un dono alla città di Milano”, organizzato dallo Spazio Teatro No’hma alle ex officine comunali di via Amari. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.
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2. Magnificat di Paolo Bignamini al Teatro Atir Ringhiera
Arianna Scommegna veste i panni della vergine Maria per portare in scena i versi di Alda Merini: nel 2002 infatti, la poetessa milanese ritrasse in Magnificat, diverse fasi della vita della Madonna, dall’infanzia alla maturità, facendo emergere una figura estremamente fragile, ma pronta ad assumere con fermezza la più grande delle responsabilità: la nascita di Cristo. Un personaggio intimamente anticonvenzionale, che si fa simbolo, nella maternità, di tutto il mondo femminile: del senso di emozione e incredulità che suscita il venire al mondo, “miracolo corporeo”, quotidiano e terreno. Quello che lo spettacolo di Paolo Bignamini si propone di fare col testo della Merini è dunque un vero è proprio farsi carne, un vivificare il testo della Merini: una trasposizione partecipata che trova nei versi stessi del poema, un manifesto del proprio essere scenico: “Se tutto un infinito/ ha potuto raccogliersi in un corpo/ come da un corpo/ disprigionare non si può l’immenso?”
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Nel 1972 moriva, in circostanze ancora discusse, Giangiacomo Feltrinelli. Tragico incidente o omicidio politico? Su questo si interrogano un professore universitario e un regista, decisi a trattare la vicenda in un copione cinematografico. Era il 1989 quando Nanni Balestrini pubblicava L’editore, ed è sempre lui, oggi, a curarne (proprio nei giorni in cui viene inaugurata la nuovissima fondazione Feltrinelli) l’adattamento drammaturgico per il nuovo spettacolo di Lorenzo Loris. Si tratta di una doppia scommessa sull’attualità: da una parte fare di Feltrinelli, delle sue lotte politiche e culturali, tematiche che possano parlare ancora al nostro presente; dall’altra scegliere per raccontare questa storia, un cast di giovani attori, tutti sotto i trent’anni. L’arte e il confronto, oggi come negli anni ’70, sembrano dirci Loris e Balestrini, sono il migliore strumento di indagine della realtà: del passato come del presente.
A cura di Michele Spinicci