15-22 gennaio 2017

1. Pinocchio di Antonio Latella al Piccolo Teatro Strehler
2La mite di Cesar Brie al Teatro Atir Ringhiera
3. Miseria&Nobiltà di Michele Sinisi al Teatro Sala Fontana

1. Pinocchio di Antonio Latella al Piccolo Teatro Strehler

Antonio Latella non è regista che si fa spaventare dai classici. In carriera si è cimentato con auctoritates del calibro di Shakespeare, Cervantes, Beckett, per non parlare poi delle più recenti riletture dell’Arlecchino goldoniano e del Natale in casa Cupiello di Eduardo: tutte opere a cui ha applicato il suo immaginario personalissimo ed estremo. Ora raccoglie la sfida di raccontare la fiaba più nota d’Italia, il Pinocchio di Collodi, adattato alla scena insieme a Federico Bellini e Linda Dalisi. La bugia è il centro tematico di questa riscrittura: la bugia di chi racconta Pinocchio come l’innocente romanzo di formazione di un discolo, quando invece i più bugiardi della storia sono gli adulti, di cui il burattino è soltanto “ottimo apprendista”. Ma anche la bugia che si dice inevitabilmente nel dare la propria versione del romanzo di Collodi e del suo personaggio, così noto e così capace di penetrare nelle coscienze, da assumere un’immagine diversa in ciascuno di noi: è “l’universalità “di Pinocchio, che proprio in quanto non esiste risulta più vero del vero. Sarà l’artificio del teatro, ancora una volta, a svelarci con il suo raffinato mentire la verità”.

pin
#regiadautore #classicicontemporanei #cult

2La mite di Cesar Brie al Teatro Atir Ringhiera

Un uomo, un usuraio, siede al capezzale della moglie che si è appena suicidata. Da qui, e dallo sforzo dell’uomo di comprendere il gesto estremo della donna, parte la narrazione di una delle più celebri novelle di Dostoevskij, in cui sono presenti tutti i principali temi dello scrittore: la dissonanza tra pensiero e comportamento, il sogno frustrato dalla realtà, il sottosuolo interiore, sempre ribollente di conflitti irrisolti e irrisolvibili. Temi non nuovi a Cesar Brie, che rincontra Dostoevskij dopo il monumentale Karamazov (2012). Il regista trasforma il disperato soliloquio del protagonista in un dialogo, a cui partecipa la moglie, che ripercorre insieme a lui le tappe della loro tormentata relazione, ma che non lo aiuta a trovare una soluzione: “Poiché è morta, non può argomentare, ragionare o giustificare. Lei è la sua memoria, la sua vittima, la sua colpa, il suo amore ferito, il suo silenzio“.

mite

#classicicontemporanei #regiadautore #Dostoevskij

3. Miseria&Nobiltà di Michele Sinisi al Teatro Sala Fontana

Antonio Scarpetta scrisse Miseria e Nobiltà nel 1887, una commedia basata su equivoci e travestimenti, tipica del repertorio comico napoletano: il classico popolano furbo, Sciosciammocca, si adopera per rendere possibile l’amore tra i giovani Eugenio e Gemma. Le numerosissime reinterpretazioni, prima tra tutte quella cinematografica di Totò e Mario Mattoli (1954) hanno garantito un posto fisso nell’immaginario italiano. Ne è consapevole Michele Sinisi, che nel testo vede un perfetto punto d’incontro con il pubblico di tutta la penisola (lo spettacolo sarà infatti in tournée in 28 città, fino a marzo), e vi fa confluire una “miriade di dialetti” con un occhio di riguardo per il “suo” pugliese.  Ci si interroga sulla falsità dei rapporti umani, sempre filtrati e costretti da quelli sociali, sulla miseria che nega una vita libera e dignitosa, ma lo si fa con il ritmo turbinoso della commedia, che permette di trasformare tutto in gioco, in rito sociale e condiviso. E ce lo ricorda lo stesso Sciosciammocca, appena prima di lasciare la scena: “Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento.

1565536_635846568510384491_20151125_173622_768x410

#classicicontemporanei #regiadautore #cult

a cura di Michele Spinaci