13 – 19 marzo 2017

1. Qui e ora di Mattia Torre al Teatro Franco Parenti

Al grande pubblico Mattia Torre è noto soprattutto per le divertentissime sceneggiature di serie di culto e programmi per la tv ed il web (Boris, Buttafuori, Parla con me), scritti spesso in collaborazioni con i sodali Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo (la meglio “gioventù” degli autori del piccolo schermo). In realtà negli ultimi anni, la sua produzione teatrale è diventata quasi altrettanto importante, tanto che il teatro Franco Parenti dedica alle sue tragicommedie un focus speciale. Dopo l’apprezzato Il Migliore con Valerio Mastrandrea, sono Paolo Calabresi e Valerio Aprea al centro di Qui e orapièce che prende le mosse da un terribile incidente stradale tra due scooter. Uno scontro/incontro tra due uomini, due tipologie umane differenti che fanno riflettere (e ridere amaro) in tempi in cui infiamma il dibattito sull’omicidio stradale.

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2. Be Normal! di Teatro Sotterraneo a Teatro i

Con la sua consueta ironia, Teatro Sotterraneo porta in scena un ritratto disincantato del nostro tempo. E lo fa attraverso una giornata “normale” di una coppia di trentenni imprigionati in una vita in lotta tra ambizioni e mancanza di prospettive. Parte del più ampio “Daimon Project”, di cui fa parte anche Be Legend!Be Normal! ci parla delle contraddizioni del proprio daimon tra ambizioni mancate e destini cui siamo irrimediabilmente legati. Lo sguardo dissacrante del collettivo fiorentino va a delineare, tra autoironia, eccesso e grottesco, un ritratto generazionale in cui non si sa più cosa definire lavoro, come rincorrere i propri sogni e come mantenere la propria dignità. Nell’equivoco limite tra realtà e rappresentazione, impossibile non porsi delle domande.

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3. I camminatori della patente ubriaca di Nicolò Sordo a Spazio Teatro No’hma

Testo vincitore nel 2015 di NdN (Network drammaturgia nuova), progetto a sostegno della drammaturgia contemporanea italiana,  I camminatori della patente ubriaca racconta le vicende di una famiglia di alcolizzati: Pupa (la madre) e i due figli adulti Simon e Teschio. Appiedati a causa del ritiro della patente, i tre sono costretti a peregrinare da un bar all’altro immersi nella neve di un paesino di provincia. Un vagabondare alla ricerca ossessiva di un misterioso “angelo” e del (molto più concreto) recupero della patente ritirata. In un gioco di contrasti tra toni caustici e poetici prende vita il testo di Nicolò Sordo che si rivela un interessante esperimento di trasposizione scenica del reale filtrato dallo sguardo attento del giovane autore veronese.

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a cura di Redazione