10-17 aprile
1. Louise e Renée di Sonia Bergamasco al Piccolo Teatro Grassi
Stefano Massini ha estrapolato la drammaturgia di questo spettacolo da Memorie di due giovani spose (1842), unico romanzo epistolare di Honoré de Balzac e l’ha consegnata a una squadra tutta al femminile: Sonia Bergamasco alla regia (ormai una veterana nel portare la prosa narrativa a teatro, come dimostrano Il Ballo, Karenina, prove aperte d’infelicità o Il Piccolo Principe in concerto), Federica Fracassi e Isabella Ragonese in scena. Come è logico aspettarci da uno dei più grandi scrittori dell’Ottocento, le vicende apparentemente semplici delle due amiche celano moltissimi temi, e di estrema rilevanza. Le scelte opposte di Louise e Renée, l’una alla ricerca della passione romantica, l’altra della stabilità familiare, ci portano a interrogarci sull’amore e sulle forme in cui questo si manifesta, sul destino e sulla nostra possibilità di cambiarlo, sulla necessità di prendere posizione e sull’inevitabile senso di perdita che ciò comporta. Alle due (ottime) attrici il compito di trasporre tutto ciò in scena.
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2. Coniglio bianco/coniglio rosso di Nassim Solemainpour al Teatro Filodrammatici
Su questo spettacolo vi diciamo il meno possibile. Ed è proprio la sua natura a richiederlo: nato nel 2010 alla mente di Nassim Solemainpour, dissidente politico iraniano, Coniglio bianco/coniglio rosso è uno dei progetti più innovativi degli ultimi anni. Niente regia, niente scenografie o musiche. Solo un attore (uno diverso ogni sera) che non conosce il testo dell’opera prima dell’inizio dello spettacolo: non l’ha letto, non l’ha provato, non l’ha mai visto. Dall’altra parte un pubblico che è parte integrante della performance, ma non sa come. Soleimainpour ha dichiarato di voler fondere il teatro all’esperimento sociale, creando “un test teatrale riguardo alle teorie sull’obbedienza sociale”. Il suo testo è stato tradotto in quindici lingue, e interpretato da altrettanti attori. Il 10 aprile toccherà a Federica Fracassi che subentra ad Alessandra Faiella.
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“Il termine latino religio viene da ligare, legare quindi, costruire un legame tra le persone, viceversa è stata spesso causa di divisioni e conflitti. C’è più l’idea divisiva che unitaria dell’entità somma che dovrebbe legarci tutti”. Così Stefano Massini descrive il nucleo di credoinunsolodio (un solo dio o un sol odio?), testo da lui scritto e diretto dalle tre attrici in scena, che per il secondo anno di seguito calcano le scene del Piccolo Teatro Studio. Ci vengono raccontate le storie di tre donne, che si trovano tutte nello stesso bar a Rishon Lezion, vicino a Tel Aviv: è il 29 marzo del 2002. Alle 14:04 il bar esploderà in un attentato e 15 persone moriranno. Alla luce di ciò, ascoltiamo queste tre storie, legate alla stessa situazione ma che non si incontrano mai (in tutto il testo non c’è nemmeno un dialogo) e si rendono dunque ancor più messaggere di una solitudine incolmabile. Tre narrazioni capaci di parlarci allo stesso tempo di un contesto specifico e mirato, il conflitto arabo-palestinese, e di tutta la condizione umana.
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A cura di Michele Spinicci