15 – 21 maggio 2017

1. Kőszeg di Ledwina Costantini a Zona K

La “scappatoia culturale” per i cittadini milanesi – così almeno amano definire il proprio spazio le ragazze di Zona K  – ospita dal 19 al 21 maggio Kőszeg, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Ledwina Costantini. L’artista ticinese, da sempre impegnata nell’indagine di nuovi linguaggi per garantire al proprio pubblico suggestioni inesplorate, reinterpreta Il grande quaderno di Ágota Kristóf, primo capitolo della famosissima e bellissima Trilogia della città di K. Concentrandosi sulle dinamiche relazionali dei due fratelli protagonisti, Ledwina Costantini e Daniele Bernardi, sono gli enfants terribles straordinariamente intelligenti, condannati a un’infanzia dolorosa che si riverbera in giochi esclusivi, criptici, crudeli. La Costantini però lascia sepolte a Kőszeg, in compagnia della scrittrice ungherese, le truci descrizioni che popolano il romanzo: a veicolare la drammaticità dell’infanzia negata è la rappresentazione del morboso rapporto ludico che si instaura tra i due piccoli adulti. Sarà sufficiente? A chi ha amato il libro (ma anche a chi non lo ha mai letto) non resta che scoprirlo a teatro!

#provadattore #riscritture #regiadautore

2. Mad in Europe di Angela Dematté al Teatro Verdi

“Ella sapeva parlare molte lingue… ma ora riesce a formulare solo un “dialetto” internazionale, strano e informe. Soprattutto non ricorda assolutamente più la sua lingua madre” Un monologo all’insegna del pastiche linguistico può suscitare il riso, ce lo ha insegnato bene Dario Fo, ma nello spettacolo di Angela Dematté la risata diventa presto amara, non appena si scorge, affogato in una fiumana di parole in francese, italiano e inglese, il grido di dolore di una donna che ha perso la capacità di esprimersi. La Dematté, attrice e drammaturga che proprio nelle settimane scorse ha presentato al Piccolo la sua Ifigenia, Liberata (frutto della sua lunga e prolifica collaborazione drammaturgica con Carmelo Rifici) racconta in Mad in Europe diverse storie intrecciate, che rivelano il rischio della metamorfosi. La stessa imposta, in un certo senso, negli incontri della Commissione europea atti a stabilire quale debba essere “The mind and body of Europe”, col rischio di destabilizzare le radici di un intero continente. Come una gravidanza inaspettata e l’insorgere di una malattia mentale, possono mettere a repentaglio l’identità dell’individuo, così un’attrice che va in scena, rischia di lasciare sul palco qualcosa di sé.

#sguardisulpresente #provadattore #nuovadrammaturgia

3. Riding on a cloud di Rabih Mroué al CRT-Teatro dell’Arte

Dalla schizofrenia linguistica di Mad in Europe all’afasia del protagonista di Riding on a cloud. Incomunicabilità sintomatica di una realtà sociopolitica capace di influenzare prepotentemente il vissuto di ognuno di noi.
Il libanese Rabih Mroué, regista teatrale e cinematografico porta sul palco una storia in bilico tra finzione e realtà: chiede a suo fratello Yasser di fare le sue veci, di raccontare cioè di un uomo reduce di guerra (quella civile che colpì il Libano dal 1975 al 1990), affetto da mutismo, che reagisce decidendo di filmare ciò che non riesce più a narrare verbalmente, per scongiurare il rischio dell’oblio. La memoria di un singolo diventa memoria collettiva, una finzione dichiarata si mischia col reale e rende universale questo intenso racconto. Da non perdere.

#nuovilinguaggi #international #sguardisulmondo

a cura di Chiara Mignemi