22-28 maggio 2017_Milano
1. Richard III di Thomas Ostermeier al Piccolo Teatro Strehler
Il Piccolo Teatro Strehler si tinge dei toni cupi e angoscianti di uno degli eventi clou dell’intera stagione teatrale: approda a Milano l’attesissimo Richard III di Thomas Ostermeier, ritratto a tinte forti di uno dei più “odiosi” personaggi di Shakespeare. Il regista tedesco – dal 1999 direttore artistico della Schaubühne di Berlino – prosegue così il suo personalissimo confronto con la ambiguità dei personaggi shakespeariani, come aveva già fatto in precedenza nel suo pluripremiato Hamlet. Qui lo studio di impronta amletica sull’essenza umana si traduce però in interrogativi sull’odio e sulla natura arrivista della classe dominante. Si sa, il potere logora, ma il protagonista di Ostermeir è qualcosa di più che un exemplum negativo: è il tentativo, avverte il regista, di avvicinare un personaggio spregevole al pubblico, di rendere un omicida seriale “affascinante”, in un continuo meccanismo di attrazione e repulsione. Saranno le parole di Shakespeare a restituire le debite distanze? Saranno le licenze, per cui Ostermeir è noto, a cambiare di segno a una delle opere più politiche e controverse del Bardo?
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2. Macbettu di Alessandro Serra al Crt Teatro dell’Arte
Come è possibile fare incontrare la cupa atmosfera di Scozia con le cerimonie carnevalesche sarde? Anche il Teatro dell’Arte si cimenta questa settimana nella rivisitazione della tradizione shakespeariana. Lo fa con il Macbettu di Alessandro Serra, regista di formazione grotowskiana e fondatore della compagnia Teatropersona. Nel sua versione del Macbeth, Serra indaga la società cercando di metterne in luce i suoi chiaroscuri: recupera dal dramma shakespeariano l’ambientazione arcaica e la mette in relazione con i riti, le maschere e la potenza iconica del carnevale della Barbagia. Nel suo lavoro sul linguaggio e la gestualità, Serra fa emergere una chiara contrapposizione tra la dimensione dionisiaca e la precisione dei canti e delle danze, una lotta in cui le forze della natura vengono domate dall’uomo. Leonardo Capuano, protagonista in scena, sarà il Macbeth di uno spettacolo che promette di indagare la capacità di tramutare una scena in uno spazio rituale.
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3. Le buone maniere. I fatti della Uno Bianca di Michele Di Giacomo al Teatro Libero
Quanta luce ha, nella coscienza contemporanea, la Banda della Uno Bianca? Michele Di Giacomo è regista e unico interprete de Le buone maniere, testo scritto da Michele Di Vito con la collaborazione drammaturgica di Magdalena Barile. Il proposito di Di Giacomo, cesenate di nascita, è chiaro: riflettere sul tema della memoria e dar voce a uno degli episodi più agghiaccianti della cronaca nera romagnola degli anni ’80-’90, spesso dimenticato dai più. L’intenzione è quella di far rivivere l’eco delle 107 azioni criminali commesse dalla banda, attraverso quei ricordi – “impossibili da scacciare” – di uno degli assassini, Fabio Savi. Solo, in una cella, dove l’ombra delle sbarre appare e scompare, Di Giacomo-Savi si trova a tu per tu con la propria coscienza, in un confronto/riflessione sull’animo umano e sul suo istinto animale. Le buone maniere racconta una storia di dominio pubblico, sintomatica del malaffare della nostra società, ma al tempo stesso intima ed emotiva: un interrogarsi, senza avere la pretesa di trovare facili e comode risposte, al perché di azioni così efferate che costellano ancora oggi il nostro quotidiano.
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A cura di Elisabetta Cantone