8-14 gennaio 2018_Milano

1. Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone al Piccolo Teatro Grassi

“La legge è fatta bene, sono gli uomini che si mangiano fra di loro”. Non sempre però legge e giustizia coincidono. Almeno non per Don Antonio Barracano, protagonista de Il sindaco del Rione Sanità, il dramma scritto da Eduardo De Filippo nel 1960. Se il testo di De Filippo – una storia di criminalità, mafia e contese familiari – è ancora oggi profondamente attuale, la regia di Mario Martone ne sottolinea la vitalità ambientando la storia ai giorni nostri, raccontando un inferno tutto contemporaneo. Il vecchio capocamorrista, un uomo logorato dal potere e dall’ansia di fare giustizia, si trasforma nel giovane boss di Martone, un quarantenne muscoloso che si presenta sul palco incappucciato in una tuta nera. Giovane è, del resto, anche il cast, tra cui figurano attori di Nest (Napoli Est Teatro), coraggiosa realtà teatrale nata in una scuola abbandonata della periferia napoletana. “Il teatro è vivo quando si interroga sulla realtà”, dichiara il regista, e la realtà che chiama in causa Martone è la stessa di sessant’anni fa, inevitabilmente più chiusa, però, alla speranza. La scelta di un finale diverso preclude ogni possibilità di redenzione, ma forse è proprio con questa negatività che oggi è necessario scontrarsi.

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2. Nachlass di Rimini Protokoll al Piccolo Teatro Studio Melato

Nachlass, in tedesco, significa lascito, eredità. Nachlass è ciò che resta di una persona dopo la sua scomparsa. Questo racconta il nuovo esperimento dei Rimini Protokoll: una “pièces sans personnes”, un teatro senza attori, che coinvolge direttamente lo spettatore, intrecciando performance e installazione artistica. Al pubblico il compito di immergersi in Nachlass, di addentrarsi nelle sue otto stanze per raccogliere le intime testimonianze di persone che si sono preparate alla morte. Dal piccolo soggiorno ingombro di fotografie allo scantinato illuminato da luci a neon, dal letto matrimoniale di un padre alla camera per la preghiera di un commerciante turco. Otto stanze che sono anche otto addii. Otto persone diverse che sfilano sotto i nostri occhi attraverso oggetti, voci, schermi, in uno spazio in cui presenza e assenza si confondono, irriconoscibili l’una dall’altra. L’esplorazione, fisica e mentale, di confessioni a noi estranee.

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3. Va pensiero del Teatro delle Albe al Teatro Elfo Puccini

Un’altra storia di mafia in questa settimana teatrale milanese: Va pensiero, lo spettacolo del Teatro delle Albe (ideato da Marco Martinelli e Ermanna Montanari), prende spunto da un fatto di cronaca per raccontare il percorso di chi, di fronte ai legami tra politica e criminalità, non si è voltato dall’altra parte. È la storia, reale, del vigile urbano di un piccolo paese dell’Emilia-Romagna, che perde il proprio lavoro pur di resistere alle infiltrazioni mafiose, pur di non tradire la propria integrità. A fare da contraltare alla corruzione e al “pantano” in cui è immersa oggi l’Italia, il coro del Nabucco di Giuseppe Verdi, il canto di un popolo schiavo, il cui inno di libertà e speranza giunge, “sull’ali dorate”, fino ai giorni nostri. Ma dove va il pensiero, durante le visione dello spettacolo? Va a chi si solleva contro l’ingiustizia, a chi alza la testa e fa della propria vita un piccolo, contemporaneo, Risorgimento.

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A cura di Sara Monfrini