29 gennaio – 4 febbraio
1. Robinson di Mk alla Triennale Teatro dell’Arte
Naufrago, turista, ma anche colonizzatore in cattività. Il Robinson della compagnia Mk più che dal personaggio creato da Daniel Defoe, trae le sue mosse dalla rivisitazione che ne fece Michel Tournier, nel suo Venerdì o il limbo del Pacifico (edizioni Einaudi). Un ribaltamento di prospettiva che abbandona la visione razionale e progressista (occidentocentrica diremmo oggi) dell’uomo ‘evoluto’ per lasciare spazio ai dubbi, a una coscienza capace di essere influenzata da un sistema ‘altro’. E se per l’avventuriero inglese, era quello dell’isola in cui veniva catapultato, cos’è oggi, per noi spettatori, abituati a vacanze (o cartoline) in luoghi da sogno e a flussi migratori sempre più consistenti? Le coreografie della compagnia capitanata da Michele Di Stefano (già Leone d’Argento della Biennale di Venezia nel 2014) diventano allora l’occasione per una riflessione sul tema dell’incontro, della contaminazione, dell’auto-apprendimento: un viaggio nell’esotico del proprio io.
#danza #nuovilinguaggi #contemporaneo
2. Esodo di Odemà al Teatro della Contraddizione
Al secolo Enrico Ballardini, Giulia D’Imperio e Davide Gorla, gli Odemà, dopo A tua immagine e Mea culpa tornano a confrontarsi con “la storia delle storie”, questa volta quella che nella Bibbia è raccolta nel libro dedicato all’Esodo. E in tempi di migranti e migrazioni, non è forse il caso di parlare di quella che è la madre di tutte le migrazioni e che condusse Mosè e il suo gregge verso una terra promessa “ non incartata come un bel dono, ma che va conquistata con il sangue e la ferocia”. Quella degli Odemà è una ricerca che parte dalla Bibbia per indagare l’essere umano, le sue origini culturali, le sue miserie e la sua capacità di rappresentarsi. Che sia attraverso la parola di un dio o quelle di un teatrante è solo una questione di mezzi.
#provadattore #nuovadrammaturgia #prosa
3. Reluctant di Compagnia MaHa allo Spazio NO’HMA
Giunto alla sua IX edizione, il Premio Internazionale “Il Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro, regala al pubblico dello spazio NO’HMA la performance delle quattro danzatrici iraniane della compagnia MaHa di Teheran. Le coreografie ideate da Mostafa Shabkhan rimandano alla danza contemporanea Butoh (creata da Tatsumi Hijikata in Giappone negli anni Cinquanta) e al teatro danza, facendo di questo mix di culture una forma espressiva sui generis capace di veicolare gli aspetti più intimi, poetici e politici della vita delle protagoniste. Nel loro universo, fatto di solitudini quotidiane, incomunicabilità e indifferenza, la danza diventa possibilità di incontro, solidarietà, di coscienza emotiva: sintesi ed essenza del vivere umano.
#danza #premio #international
A cura di Corrado Rovida