12 – 17 febbraio 2018_Milano
1. Pendiente de voto di Roger Bernat/FFF a Zona K
Al varo POLITICS, il primo dei quattro focus con cui Zona K inaugura la sua nuova stagione tematica dedicata quest’anno al potere (POWER). Si inizia subito forte con uno dei padri del “teatro partecipativo” europeo, quel Roger Bernat abituato a mettere gli spettatori sotto i riflettori, per renderli protagonisti e soprattutto coscienti del loro ruolo attivo, non solo all’interno dell’evento spettacolare ma nel contesto sociale/civile tutto. Ecco allora che spetta al pubblico, telecomando alla mano, immergersi in un parlamento della vera finzione, “una versione reale dell’attuale falso dibattito politico” e fare le proprie scelte. Una forma teatrale aperta che invita a ritrovare nella parola e non solo nell’imposizione eterodiretta o negli slogan populisti, un senso politico, uno scambio vivo tra pari. Un tema caldissimo, specialmente in Italia, in attesa delle elezioni politiche di marzo.
#nuovilinguaggi #teatropartecipativo #pubblicoattivo
2. Hearing di Amir Reza Koohestani Group alla Triennale – Teatro dell’Arte
Intimamente politico è anche lo spettacolo del regista iraniano Amir Reza Koohestani, che il Teatro dell’Arte della Triennale aveva ospitato la scorsa stagione con il bellissimo Timeloss e che torna quest’anno con Hearing, la sua ultima produzione. Attraverso la straordinaria capacità narrativa del Mehr Theatre Group, capace di mescolare con straordinaria naturalezza discorso privato e pubblico, le vicende di due giovani donne sono l’innesco per una riflessione più ampia sul tema del controllo, della libertà e dei diritti dell’individuo. Quello di Hearing è un linguaggio scenico complesso eppure immediatissimo che gioca col ‘qui e ora’ teatrale quanto con ‘l’altrove’ filmico, per restituire allo spettatore la dimensione universale e senza tempo di una materia delicatissima e urgente al riparo di ogni retorica.
#international #nuovadrammaturgia #regiadautore
3. Io non sono un gabbiano di Òyes al Teatro Menotti
Che agli Òyes piacesse Čechov lo avevamo intuito. Nel repertorio della giovane compagnia cresciuta sotto l’egida del Teatro Filodrammatici di Milano trovano infatti posto già altri due lavori tratti dalle opere del medico-drammaturgo di Tanganrog. Io non sono un gabbiano, che ha debuttato con successo l’anno scorso al Primavera dei Teatri, chiude allora una sorta di trilogia iniziata con Anton (qui la recensione) e proseguita con Vania, una dichiarazione d’amore e d’intenti su come l’autore del Giardino dei ciliegi possa ancora dire molto alle nuove generazioni. Votata al contemporaneo e alla scrittura originale, la compagnia capitanata da Stefano Cordella propone allora la sua personalissima messa in scena all’insegna di una coralità energica e polifonica, efficace e diretta, chiamata a rendere (in)fedelmente omaggio al maestro russo.
#classicicontemporanei #prosa #provadattore
A cura di Corrado Rovida