19-25 marzo 2018_Milano

1. Un eschimese in Amazzonia di Liv Ferracchiati – The Baby Walk a Campo Teatrale

Ci pensate a un eschimese nella foresta pluviale? Chissà che caldo, poveretto, chiuso nella sua pelliccia imbottita e nei suoi stivali foderati di pelle di foca! Per non parlare di quanto si sentirà spaventato e spaesato tra quegli alberi di cui non vede la fine… Non temete, non vi stiamo consigliando la messinscena di uno sconosciuto romanzo di Jules Verne. Quella dell’eschimese, infatti, è la metafora scelta dall’attivista Porpora Marcasciano per suggerire la condizione delle persone transgender in una società che procede secondo un modello binario – maschio/femmina, omosessuale/eterosessuale – e che mette al bando tutto ciò che in quel modello non rientra. È questa  la riflessione alla base dell’ultimo lavoro di Liv Ferracchiati: Un eschimese in Amazzonia è il capitolo conclusivo della Trilogia sull’Identità, nonché opera vincitrice del Premio Scenario 2017. Uno spettacolo che vede fronteggiarsi sul palcoscenico un coro dai gesti e dalle parole meccanici e il nostro caro eschimese e che vi terrà col fiato sospeso: nel conformismo uniformante quanto resisterà la speranza che il mondo vada verso un futuro sempre più aperto, libero?

#nuovadrammaturgia #scenario2017 #attualità

2. Trainspotting di Sandro Mabellini al Teatro i

Edimburgo, anni novanta. Due giovani ragazzi scappano dalla polizia. Ma sí, è inutile continuare: molti di voi avranno già capito: è l’inizio di Trainspotting, film culto diretto da Danny Boyle e tratto dal primo romanzo di Irvine Welsh. Forse non tutti, però, sono a conoscenza della fortuna teatrale del libro dello scrittore scozzese, che venne anche tradotto in francese e adattato dal drammaturgo di origine libanese Wajdi Mouawad. È proprio questa versione, riadattata in italiano da Emanuele Aldrovandi, ad andare in scena al Teatro i. Non si tratta (soltanto) di un’occasione per i più nostalgici, ma dell’opportunità di tornare su quelle drammatiche questioni che Welsh aveva delineato e che oggi non sembrano per nulla datate: Mark Renton e compagni rifiutano la vita priva di attrattive che offre loro la società – una vita fatta di mutui, disoccupazione, monotonia – e scelgono la strada della dipendenza. Una storia che ci interroga sui meccanismi della nostra società e sull’emarginazione. Una storia che Sandro Mabellini restituisce con intensità ed efficacia, mostrando tutto il tormento e la dissonanza degli animi dei suoi personaggi.

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3. Scarabocchi di Teatro Rebis e Maicol&Mirco al Teatro della Contraddizione

Lo sfondo è rosso, il tratto, nero e rapido, accenna appena due figure: “Dicono che prima di morire l’intera vita ti passa davanti come un film”. “Speriamo d’avere recitato bene”. Viene da sorridere a queste battute, ma il sorriso nasconde una vena di malinconica amarezza. Da quando son nati nel 2001 gli Scarabocchi di Maicol&Mirco ci hanno abituato, a colpi di strip, al cinismo, al sarcasmo, al pessimismo, allo humour più nero. Per smascherare quelle storture del mondo e di noi stessi che non sempre accettiamo o vediamo. Ma allora perché ne ridiamo? Per presa di coscienza? Per allontanare ciò che ci fa paura? Domande che potete farvi al Teatro della Contraddizione, dove le ormai conosciute e divertenti vignette prenderanno vita e, grazie agli interpreti di Teatro Rebis (Meri Bracalente, Sergio Licatalosi e Fernando Micucci) e a pochi, essenziali oggetti di scena, saranno restituite in tutta la loro spontaneità e incisività.

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Andrea Maletto